Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
Repubblica
DATA:
19/9/1997
PAGINA:
39
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
RAZZISMO E BAMBINI. Ecco un campionario delle agghiaccianti
risposte che i piccoli italiani hanno dato a una domanda
imbarazzante

TITOLO:
TEMA: E SE PAPA' DIVENTASSE NERO

SOMMARIO:
'Se i miei genitori erano neri li avrei fatti arrestare dai
carabinieri e farli frustare e poi uccidere. Li potrei portare dal
veterinario'. 'Hanno soltanto la pelle nera ma in fondo l' anima
bianca come noi. Non potrei avere lo zaino e cose belle non avrei
due macchine'. 'Li metterei in lavatrice con Dasch Dasch ultra
Omino bianco Atlas, Ace detersivo Ava, Dixan 2000 Coccolino Ajax.
Li butterei fuori di casa a calci in culo'. 'Il governo non li
vuole al mondo e anche non riescono a trovare un lavoro perché
quasi tutti li odiano. La loro vita è ostacolata dal diavolo'

AUTORE:
Sergio Frau
TESTO:
Certo, su qualche frase sarebbe bello poterci soltanto ridere
su...
Tipo il bambino di Badia Agnano, in provincia di Arezzo che, in
prima elementare, vagheggia: "Se i miei genitori fossero neri non
mi piacerebbero perché sono davvero brutti. Li farei ritornare
come sono ora. Li potrei portare dal veterinario...". O anche
quando una creaturina di sei anni di Ferrara se ne esce con:
"...Forse invece di essere neri è meglio essere dinosauri". Ma
invece, più di tanto, prenderla alla leggera - in quest' Italia
delle taglie sugli immigrati, di un extracomunitario ammazzato
ogni cinque giorni, dei roghi nelle loro baraccopoli, del lavoro
che più nero non si può - sarebbe davvero da incoscienti: è anzi
terribilmente allarmante questa indagine che l' antropologa Paola
Tabet ha condotto per sette anni nelle elementari e nelle medie
italiane con l' aiuto di centinaia di insegnanti, facendo scrivere
7000 bambini tra i sette e i 13 anni sul tema del razzismo e che
oggi esce con il titolo La pelle giusta per Einaudi (pagg. 220,
lire 24.000). Non è che ai bambini venisse chiesto chiaro e tondo
cosa pensassero del razzismo.
Era l' intestazione dei temi che li intrappolava nell' argomento a
dire, con innocenza, la loro. Titoli scelti, quindi, con grande
attenzione: Se tuo papà e tua mamma fossero neri... o Una giornata
in Africa o Viene ad abitare vicino a casa mia una famiglia
africana: Descrivi la loro vita o anche Arrivano gli
extraterrestri sulla terra. Immagina come descriverebbero i neri e
come descriverebbero i bianchi. E, per esser certa di non farsi
sfuggire le sfumature, la Tabet ha anche suggerito a maestri e
professori altri temi di controllo e contrappunto come Se i miei
genitori fossero americani ma anche Se i miei genitori fossero
neri e ricchi. A quel punto, lo svolgimento. In bella copia - con
la consecutio traballante, le doppie che spesso mancano, i verbi
da matita blu - le loro reazioni immediate. Gonfiate dall'
immaginazione dell' età, striate di paura, pilotate da quel che i
genitori e i mass media e la strada raccontano loro degli altri,
le reazioni di quest' esercito di bambini (nati tra il 1985 e il
'91 insieme al fenomeno dell' immigrazione, cresciuti tra i mille
segnali di allarme che lo accompagnano e i vecchi stereotipi del
razzismo nostrano d' antan) meritano di essere analizzate con
grande attenzione dai Signori della Politica, dal Ministro della
Pubblica Istruzione, dalla Gente che fa la Tivù. Tutti coloro,
cioè, che potrebbero - se lo volessero davvero - correre ai
ripari. E' il tema Se i tuoi genitori fossero neri che ha
scatenato i pensierini più scioccanti: e non solo perchè vi si
capisce bene che i bambini non sono tanto spaventati dall' ipotesi
di un cambio di genitori (quelli americani spesso sono, infatti,
ben accetti) ma dall' incubo che non siano bianchi: "...Li
troverei disgustosi e preferirei genitori allo stato moderno e non
primitivo"; "...Quando mi davano da bere, da mangiare il pane, io
mi spaventavo perché mi pareva che ci mettevano la droga"; "Io se
i miei genitori fossero neri avrei paura per sempre"; "Forse
sarebbero poveri, quindi assassini, delinquenti, ladri e
malfattori e li disprezzerei..." sono alcune risposte di quattro
bambini di prima e terza elementare, dalle Alpi a Caltanissetta. E
una torinesina di otto anni risolve il problema con una certa
praticità: "Se fossero neri li terrei come schiavi". Un primo
grande problema - tanto da meritare un intero capitolo del libro -
è il ribrezzo che la pelle sbagliata suscita in questi bambini
sotto osservazione: "...Se io chiedessi qualcosa da bere a mia
madre e lei lo porta con qualche parte del suo corpo lo toccasse,
io no lo berrei perché se uno è negro non posso distinguere se è
sporco o no"; "...Me ne starei sempre in un angolo e piangerei.
Non capirei cosa dicono e puzzerei perché i miei genitori non mi
farebbero lavare". Dopo la repulsione per quella pelle scura, il
disprezzo (in crescendo verso il terrore) per chi ce l' ha: "...Se
la mia mamma marocchina lavorasse con l' aspirapolvere, come fanno
le casalinghe, non sarebbe neanche capace di collegare il filo
della corrente alla presa" (IV elementare, Ferrara). "...I negri
rubano per vivere, certi negri invece per guadagnare soldi vendono
anche la droga; infatti i negri che vogliono venire in Italia lo
stato non li vogliono... I negri ammazzano la gente" dice uno
studentello, sgrammaticato ma ben informato sulla nostra "politica
immigrati", che tra sei anni andrà a votare. E comunque - difetto
grave su tutti gli altri - i neri che questi bambini, ormai, non
sono altro che miserabili. E avere due miserabili per genitori
crea preoccupazioni molto, molto occidentali: "..Non avrei più gli
astucci di valore e anche le penne i pennarelli, le matite, il
righello la cartella" (III elementare, Ferrara); "Non abbiamo
vestiti per coprirci dal freddo non avremmo il letto per dormire.
Siamo magri con le ossa di fuori..." ( III elementare, Monastir
Cagliari). Così in prima elementare in Toscana, ma anche in prima
media a Roma, c' è chi - pur di sottrarsi all' ipotesi imposta dal
tema - è pronto a tutto. Un bambino di sei anni di Vico d' Elsa:
"Fossi nero mi ammazzerei". E l' altro, undicenne: "...Se io
avessi questo papà nero mi butterei dal terzo piano, perché è
meglio che mi butto che rovinarmi il mio nome".
Non tutti sono così decisi. Molti - nei temi - scappano,
spariscono, si rifugiano da nonne e zii, vanno a trovare quei papà
e mamma dall' aspetto ripugnante solo a Natale, li scartazzano, li
sbiancano, li cospargono di latte o li incartano come mummie o li
tingono di rosa.
O aspettano che "si fa la plastica e io torno da loro" ( IV
elementare Robiolo Bucinasco, Milano). Un pupetto in seconda
elementare, di Roma e di gran carattere, sa bene come togliersi
dagli impicci: "Se i miei fossero neri li butterei fuori da casa a
calci nel culo perché sono neri". E un altro - otto anni, di
Treviso - opta furbetto per una soluzione alternativa con tanto di
lieto fine: "Avevo i genitori neri, una sera di luna piena mi
svegliai e decisi di vedere il loro sangue, presi un pugnale
lentamente e senza fare rumore gli tagliai la testa. Al mattino mi
svegliai presto per andare all' orfanatrofio. Le maestre decisero
di farci andare a New yorka per farci visitare la statua della
Libertà e anche là c' era un posto dove c' erano genitori che
volevano dei figli, allora là mi adottò Busk e così la vivrò per
sempre". C' è uno di Fiumicino, otto anni, che invece, seppur
tentato di andare per le spicce, ci ragiona su: "...Se li
uccidessi come mangerei?". Con queste idee frullate in testa
figurarsi come quest' armata di pupi razzisti reagisce - e
soprattutto reagirà, di qui a cinque, dieci anni, con il voto da
dare - di fronte alla famosa società multietnica che avanza, con i
suoi matrimoni misti, le contiguità sul lavoro, il rispetto per le
differenze degli altri. Per ora le loro certezze ignoranti
preoccupano: "...Le persone nere sono soprattutto dei zingari o
dei poveri" (Roma, V elementare di via Balzani); "...Da parecchi
giorni in Italia sono arrivati gli Albanesi. Queste persone sono
povere e non hanno niente da mangiare e non hanno un posto dove
dormire. La gente è egoista perché maltrattano queste persone dal
colore diverso dal nostro "( stessa classe, stessa scuola di via
Balzani). E a Trieste in terza elementare: "A Serayevo i neri
muoiono di fame e di sete". E a Catanzaro, da una IV elementare:
"I negri non saprei definirli ma già a vederli sono poveri. I
negri nascono di tre razze di pelle nera, gialla e bianca". E così
via con una strampalata geografia dove i neri stanno ovunque fame
e miseria uccidono. Sono fragili i bambini e se almeno a casa non
c' è qualcuno a far da controcanto ai messaggi di cronaca nera,
nerissima, ansiogena, da espulsioni, da retata, da paura, e se già
i genitori pensano male, alla fine loro soccombono agli stereotipi
che li bombardano. Solo qualcuno resiste nonostante sappia bene
come la pensino mamma e papà: "Quando i miei guardano alla Tv il
telegiornale, non li vorrebero i negri quando vengono a vendere i
fazzoletti, i tappeti, gli stracci e a chiedere l' elemosina. Io
penso che bisognerebbe essere più buoni, più attenti a questi
problemi: quella povera gente fa pena!" (Otto anni, Scuola
elementare di Geullo, Ferrara). Talvolta, però, può succedere il
contrario: "...Io ho paura dei neri perché uccidono i bambini e
fanno del male. Io i miei genitori li voglio bianchi. Mio papà mi
ha sempre detto che gli uomini sono tutti uguali sia che sono
bianchi sia che sono neri però la televisione mi fa capire che i
neri uccidono e io mi spavento ancora di più" confessa da una IV
elementare di Montedoro, in provincia di Caltanissetta, un
ragazzino bombardato dal video, ormai a pieno titolo nuovo, vero
concorrente del capofamiglia.
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