TESTATA:
Repubblica
DATA:
3/4/1997
PAGINA:
31
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
TITOLO:
RAMSES, NEL PAESE DEL FEUILLETON
SOMMARIO:
Una saga sul faraone vende in Francia milioni di copie. Il
romanzo
esce ora in Italia e in altri 20 paesi. Perché l' Egitto
è di moda?
Parla l' autore. Scene che oltr' alpe hanno fatto storcere
il naso.
Ballerine con vesti trasparenti e seni all' insù
AUTORE:
Sergio Frau
TESTO:
Roma Non solo bello, alto, saggio, potente, immortale. Ma
anche
invincibile: a Sud, ancora ragazzo, conquistò i Nubiani.
Qualche
anno dopo, già faraone - nel 1297 avanti Cristo - sfondò
a est e
sottomise gli Ittiti. L' anno scorso ha soggiogato i francesi:
un
trionfo, due milioni di copie vendute! Ora, Ramses II si prepara
a
invadere il resto del mondo - e le sue librerie - con un blitz
senza precedenti: venti edizioni quasi in contemporanea in
venti
paesi diversi, dalla Corea e Giappone (dov' è appena
entrato nella
classifica dei best seller), agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna,
alla Polonia, alla Spagna, all' Italia dove le prime copie
de Il
romanzo di Ramses II - figlio della luce (delle duecentomila
che
Mondadori sta tirando) saranno in libreria a partire dall'
8 di
questo mese, a 16.900 lire.
Due mesi dopo verranno raggiunte da un secondo libro (La dimora
millenaria), altri due mesi e un altro titolo (La battaglia
di
Qadesh)... E così via, per tutto l' anno, fino a completare
la
saga che si compone di cinque titoli, di 400 pagine ognuno,
per un
totale di oltre duemila pagine che ricostruiscono, romanzata,
la
lunga vita del Faraone che regnò per 67 anni sull'
Alto e il Basso
Egitto, dal 1279 al 1212. Figlio di Sethi, sposo di quella
Nefertari che mezzo milione di italiani è andato a
omaggiare alla
sua mostra che ancora gira, per assicurarsi vita eterna, anche
Ramses, fece follie come tutti i faraoni che lo precedettero
e
quelli che seguirono: i suoi colossali ritratti in granito
continuano a far bello il Tempio di Abu Simbel (il mastodonte
che
l' Unesco salvò dalle acque del Lago Nasser che montava);
le sue
guerre, le cacce, i suoi miracoli, scolpiti in bassorilievo,
ancora decorano Karnak e Luxor e riempiono papiri; la sua
mummia -
esposta nel sudario originale al Museo del Cairo - è
imbalsamata a
dovere per non dover sparire mai... Eppure, se non ci fosse
stato
Christian Jacq a far da gran sacerdote per questa resurrezione
di
fine millennio, oggi Ramses non ci si ripresenterebbe, per
magia,
vivo e vero come le pagine della saga ce lo restituiscono.
E sì...
Jacq - ormai ribattezzato Monsieur Ramses (ma anche Le surfeur
des
Piramydes) e ricchissimo grazie alla benedizione del Faraone
-
parla volentieri e con motivata allegria di questo suo salto
nella
fiction storica, dopo anni e anni di saggistica: "In
me l'
egittologo e il romanziere si danno una mano di continuo:
certo,
quando Sethi annuncia al figlio che sarà lui il faraone,
le parole
che uso sono quelle che i testi ci hanno consegnato; quando
però
Ramses salva il leoncino che crescerà con lui, beh
allora mi
prendo il diritto di immaginare la scena, di ambientarla dove
e
come fa più comodo allo Jacq romanziere". Questa
sua doppia veste
di storico e romanziere (nel suo pantheon convivono Theophile
Gauthier e i Dumas, Mircea Eliade ed Herman Hesse...) gli
consente
di non avere complessi e svelare senza reticenze questa sua
formula magica che gli ha permesso di trasformare un faraone
vecchio di tremila anni in oro. Così come - nel primo
dei suoi
libri su Ramses, quello che esce a giorni - Jacq non si è
vergognato di immaginare scene che in Francia hanno fatto
storcere
il naso agli egittologi più rigorosi e che, anche in
Italia,
potrebbero incorrere nella scomunica degli studiosi più
seri. Un
esempio: l' incontro tra Ramses adolescente e il suo primo
amore,
la bella Iset: "Tutti e due si sciolsero i cingilombi.
'Io venero
la tua bellezza, Ramses, e tu sei la bellezza stessa...' .
Le mani
del principe divennero carezze che non lasciavano iniziativa
di
sorta alla fanciulla; voleva dare e nulla prendere, offrire
alla
sua amante il fuoco che si era impadronito del suo essere.
Conquistata, lei si abbandonò immediatamente. Con un
istinto di
incrollabile sicurezza, Ramses scoprì i luoghi segreti
del suo
piacere e, malgrado il proprio ardore, lo prolungò
con tenerezza.
Iset era vergine come lui; nella dolcezza della notte, si
offrirono l' uno all' altra, inebriati da un desiderio che
rinasceva incessantemente". Toni da feuilleton che -
ricordando
ironici che, pur sempre, di romanzone si tratta - non tolgono
il
piacere di seguire questo mastodontico puzzle storico dove
metà
delle tessere sono fornite direttamente dall' Egitto antico
(dalle
sue cronologie, dalle iscrizioni, dai suoi papiri...) e l'
altra
metà da forzature - ma verosimili - realizzate dallo
stesso Jacq.
Nessun saggista del resto - e neppure lo stesso Jacq nelle
sue
opere più serie - si era mai permesso di mettere alla
stessa
tavola, come fa lui, Ramses II, il Mosè degli Ebrei,
Omero di
passaggio in Egitto come cronista della Guerra di Troia al
seguito
di Menelao ed Elena appena riacchiappata... "Le date
sono quelle,
anni davvero magici!", spiega Jacq. "Durante la
lunga vita di
Ramses succede tutto, e tutto insieme: la guerra di Troia,
l'
Esodo, i popoli del mare che cominciano a fare le loro scorribande
nel Mediterraneo... Io - grazie alle libertà che un
romanzo
consente - non ho fatto altro che irrobustire e rendere più
visibili i fili che legano gli avvenimenti. Che nell' Iliade
si
parli con cognizione di causa dell' Egitto si sa; e si sa
anche
che Alessandro - mille anni dopo Ramses - fondò la
sua Alessandria
proprio lì, sulla costa egiziana, perché in
sogno gli tornò in
mente Omero che parlava di una baia tranquilla e dell' isoletta
di
Pharos che la fronteggiava... Ed è poi lo stesso Omero
a
raccontarci quanto duro e zigzagante fu il ritorno degli eroi
achei dopo la distruzione di Troia... E - visto che a quei
tempi i
rapporti tra l' Egitto e Grecia sono stradocumentati - perché,
allora, Menelao e Ramses non avrebbero potuto incontrarsi?
E
perché, poi, non essere io ad avere il privilegio di
farli
incontrare?". Ma perché no...! Soprattutto se,
poi, questi suoi
funambolismi peplum servono a farsi leggere da milioni di
egittomani sparsi per il mondo e portarli all' interno di
una
società affascinante, svelandone i mille segreti. In
questo primo
libro - dove si racconta l' apprendistato da faraone di Ramses,
scelto da suo padre Sethi I al posto del primogenito che avrebbe
avuto più diritti di salire al trono - il plot si sviluppa
tutto
ai margini della corte. Vi entrano ed escono personaggi attraverso
i quali Jacq riassume identikit e stereotipi dell' Egitto
di
allora: rapaci i parenti della famiglia reale; perfezionisti
e
ipocondriaci, al limite del maniacale, gli scribi a cui è
affidata
la trascrizione delle regole e della storia; misteriosi -
e
davvero antichi - i sacerdoti dai crani rasati e delle cerimonie
iniziatiche riservate al faraone. Poi le ballerine con le
loro
vesti trasparenti e i seni sempre all' insù, gli incantatori
di
serpenti, le missioni alle cave di granito di Assuan, in quelle
di
turchese (da estrarre con il freddo, ché altrimenti
il colore
svanisce), le feluche uguali da sempre, i templi a far da
mass
media del potere e della tradizione, gli animali descritti
con
simpatia proprio come li trattavano gli egizi e come Jacq
tratta
il suo cane che lo ha seguito nella sua nuova residenza ginevrina.
Dice: "Il rispetto verso gli animali e le armonie della
natura è
uno dei tanti aspetti dell'antico Egitto che mi ha sempre
affascinato: l' uomo non si mette quasi mai al primo posto
del
creato, ne fa parte, con umiltà!". Una passione,
quella di Jacq
per la terra dei faraoni, che va avanti ormai da più
di 35 anni,
da quando cioè a 13 anni vide per la prima volta i
geroglifici. Da
come la racconta lui - con i sintomi di una febbre che non
l' ha
più abbandonato - sembra quasi trattarsi di una Sindrome
alla
Champollion, il ragazzino francese che vedendo quel bizzarro
alfabeto promise saccente: "Quando sarò grande
lo decifrerò".
Anche Jacq si mise sotto a studiare greco, latino, egizio;
a voler
sapere tutto del passato; a fare i primi viaggi giù
("Più ci vado,
più conosco, più capisco"). Poi una luna
di miele in Alto Egitto,
i primi saggi, il primo romanzo da 150 mila copie proprio
su
Champollion... E ora che ce l' ha fatta a essere uno dei
privilegiati in grado di campare delle sue passioni, può
finalmente passare gran parte della sua giornata sfalsato
di
tremila anni buoni rispetto ai suoi lettori: "Lavoro
tutti i
giorni, anche 15 ore al giorno. Da solo, senza negri. Ma mi
diverto talmente tanto...". E sembra che anche Ramses,
dall'
aldilà, sia d' accordo: da quando Jacq ha cominciato
a pubblicare
la sua saga un colpo di scena dietro l' altro ha ravvivato
l'
interesse verso il Faraone. Prima la riscoperta delle tombe
(la
sua e quella dei figli), poi i restauri al sepolcro acquarellato
a
tinte forti di Nefertari, e ora, proprio in questi giorni,
il
torneo tra la Paramount e la XX Century Fox per decidere chi
-
acquistando i diritti del kolossal - avrà l' onore
di resuscitare
Ramses II (con le sue otto mogli ufficiali, la marea di concubine,
la schiera dei suoi figli), sui grandi e piccoli schermi di
tutto
il mondo.
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