TESTATA:
Repubblica
DATA:
16/2/1997
PAGINA:
30
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
La Grande Madre in mostra L' esposizione da sabato prossimo
a
Milano
TITOLO:
ISIDE, LA DEA CHE CONQUISTO' L' OCCIDENTE
SOMMARIO:
Intervista all' egittologo Sergio Donadoni. Le prime tracce
di
questa antichissima divinità risalgono a 4.500 anni
fa. Nacque
dall' unione tra il cielo e la terra e fin dall' inizio fu
la
protettrice del popolo egizio. Piaceva alle donne, ai poveri,
agli
schiavi e alle innamorate deluse. Il suo culto penetrò
nell'
antica Roma seducendo gli imperatori. Gli aspetti esoterici
ed
ermetici della sua religione finirono con l' interessare la
cultura rinascimentale
AUTORE:
Sergio Frau
TESTO:
Roma "Salve Regina, madre di dio, tu che dai la vita...
Grande,
potente, sovrana di tutti gli dei, maga dai consigli eccelsi...
E'
per ordine tuo che il re sale sul trono...". Se li porta
davvero
bene i suoi 4.500 anni la dea Iside... Basta leggere queste
preghiere per scovarvi ritmi e speranze che hanno accompagnato
fino a oggi le fedi della gente mediterranea. Sono incise
su un
pilone del tempio di Philae, la sua isola-santuario che galleggia
sul lago Nasser, nel profondo sud dell' Egitto, a segnare
i
confini con la Nubia. Ad avvicinarla ancor più a noi,
poi, c' è
quella sua immagine di dea madre, ripetuta in mille statue:
lei,
seduta sul trono che porge il seno ad allattare la sua creatura.
Non a caso per questa mostra che Milano le dedica (verrà
inaugurata venerdì prossimo per aprire sabato 22 al
pubblico) è
stata scelta proprio la Iside che allatta: sarà sul
manifesto, in
copertina al possente catalogo Electa, in giro sui cartelloni
stradali che ne annunciano l' avvento. A vederla così,
di primo
acchito, è davvero una Madonna. Una surreale madonna
egizia resa
ancor più strana dalle corna di Hathor che l' incoronano
impadronendosi del sole... Ma, pur sempre, una madonna con
bambino.
Solo a saperne di più, se ne scopre il perché.
Se li porta davvero bene i suoi 82 anni Sergio Donadoni. Lui,
Iside, la conosce davvero: è lui che - nel primo dopoguerra,
alla
Statale di Milano - ha rilanciato in Italia gli studi di
egittologia; lui che ha dato il via a importanti studi tradotti
in
tutto il mondo; sempre lui è ora uno dei saggi che
ha appena messo
a punto il progetto per un nuovo museo egizio a Giza, vista
sulle
piramidi. "Una vita davvero felice" dice con naturalezza
e
racconta della fortuna di aver potuto seguire, ormai da più
di 60
anni, quella sua passione per il mondo dei faraoni, nata quasi
per
caso, durante una visita al British museum, insieme alla mamma,
quand' era ancora adolescente: "Lei mi comprò
il catalogo, a me si
spalancò un mondo...". Poi i primi scavi ("Chissà
che anno era?
Forse il '37..."). Nel 1966, il matrimonio con Anna Maria,
la
direttrice dell' Egizio di Torino (" Galeotto fu Bianchi
Bandinelli: Vi dovete assolutamente conoscere - mi disse -
in
Italia voi egittologi siete talmente pochi..."). E, insieme
all'
egittologia, sempre presente l' Egitto: i viaggi giù
per salvare
con l' Unesco Abu Simbel prima; Philae dopo. E oggi, a chiamarlo
a
Luxor, è la tomba di un dignitario delle divine adoratrici
che -
ormai da più di venti anni - assorbe tutti i suoi autunni.
Fu,
però, durante il primo scavo - ad Antinoopolis, a cercar
papiri,
quando sull' entusiasmo, di sua iniziativa, aprì un
altro cantiere
proprio lì vicino - che ebbe il suo primo incontro
ravvicinato con
Iside: "Dalla sabbia apparvero delle gambe di granito
nero.
Scavammo con furia: era una maestosa Iside nera che ora è
al museo
del Cairo. Ogni volta la vado a salutare, con affetto e un
po' d'
orgoglio". Così, a chiedergli della dea sorella
e sposa di Osiris,
della sua capacità di vincere su qualsiasi divinità
venisse in
contatto, con Donadoni si viaggia veloci, ben guidati nello
spazio
e nel tempo inseguendo dappertutto quel mito che dai documenti
appare ben radicato già nel 2300 avanti Cristo. E'
un mito che
spazia tra feuilleton e realtà virtuale. Per ricostruirne
l'
essenza il professore, gentile, accetta di arrampicarsi sull'
albero genealogico degli antichi dei egizi: "All' inizio
c' era il
Vuoto che accoppiandosi con Tefnut generò Geb (la Terra)
e Nut (il
Cielo). Da loro nacquero quattro figli: Osiride e Iside, Seth
e
Nefti. Solo Osiride, però, diventa sovrano suscitando
l' odio di
Seth che finirà per ucciderlo. Iside non si dà
pace fin quando non
ritrova e ricompone il corpo del fratello amato. Con le sue
parole
magiche, il suo amore e il pianto rituale che serve a risvegliare
il cadavere, lo rianima a tal punto da poter concepire con
lui un
figlio postumo, Horus. A questo punto Iside, già sorella,
sposa,
vedova, è anche madre: deve proteggere la sua creatura,
farla
crescere forte per permettergli di vendicare suo padre e
riprenderne il ruolo". Ora, come Grande Madre, la dea
si fa
interlocutrice consueta senza bisogno di sacerdoti intermediari:
è
familiare per ogni altra mamma d' Egitto che sta in pena per
i
suoi bambini. Così è lei che protegge i piccoli
di tutti:
sorveglia il parto, dà consigli contro il veleno dei
serpenti e
degli scorpioni, ascolta le preghiere, appare in sogno...
Pian
piano coagula il sapere delle donne, delle guaritrici, delle
mammane di allora. Nello stesso tempo non solo continua ad
assicurare la vita dopo la morte (com' era riuscita a fare
con
Osiris) ma anche a dare fertilità a chi non l' ha".
Virtù eccelsa
in un mondo duro - con i campi da arare, i raccolti pesanti
- dove
non avere figli e braccia a disposizione significava rischiare
vecchiaie di miseria. E infatti la sua festa coincideva con
la
piena del Nilo, quando il fiume sacro usciva dal suo letto
per
fecondare la terra e assicurare cibo per tutti". Il tempio
di
Hebit nel delta apre un nuovo capitolo: "...Ora - e siamo
intorno
al VI secolo a.C.- sul trono c' è la dinastia di Sais,
i saitici.
Furono loro a costruirlo. E' con loro che Iside cominciò
a
viaggiare fuori dall' Egitto: questi faraoni, fecero largo
uso di
mercenari libici ma soprattutto greci, i più organizzati".
Sarà
stata la nostalgia, sarà che il Mediterraneo mischia
tutto, fatto
sta che in Iside quei soldati ci videro Demetra. Nel suo sposo
sfortunato, Osiris, riconobbero Dionisos. Pregavano questi
antichi
dei egizi e sognavano casa, i loro cari, l' Olimpo troppo
lontano
per proteggerli. I viaggi tra la costa egizia e Delo, frequenti
e
tutto sommato veloci se il vento e Iside erano propizi, fecero
il
resto.
Demetra regalò a Iside i suoi misteri, i rituali di
iniziazione,
la passione per i segreti. E Iside, al solito, come aveva
già
fatto con tante altre divinità femminili egizie, assorbì
tutto e
divenne ancora più grande, potente, talvolta inquietante.
"Ormai
Iside" prosegue il professore "è più
o meno la Iside che
conquisterà il mondo di allora, quella che arriverà
a Roma e con
le legioni romane dappertutto.
Adesso, però, chiede ai suoi fedeli di rispettare il
suo credo,
avere una vita isiaca chè solo così rinasceranno
a nuova vita,
come premio eterno". Anche Osiride, nel frattempo, è
cambiato: ora
i Tolomei, satrapi dell' Egitto dopo la morte di Alessandro
del
323, lo chiamano Serapis. Lo ritraggono un po' come Zeus,
e
credono - o almeno fingono di credere - nella sua onnipotenza.
Gli
erigono templi (uno, il più famoso, proprio vicino
al Faro di
Alessandria), lo fanno sempre più sacro. Del resto,
quella coppia
divina di fratelli-sposi, così amata nella terra che
dovevano
governare, a loro doveva fare anche comodo visto che il matrimonio
tra fratelli nella genia dei Tolomei fu una costante per tre
secoli. Ad Alessandria, poi, Iside si è fatta davvero
bella,
grazie agli scultori ellenisti che le hanno dato nuova
femminilità. Le vie del Mediterraneo sono infinite,
Iside che le
protegge, le percorre tutte. Un Iseo a Pozzuoli dove arrivava
il
grano d' Egitto e il marmo di Grecia, un altro a Pompei, un
altro
ancora nel porto di Ostia... E la Gallia, la Britannia, la
Spagna...
Piaceva quella dea. Piaceva alle donne, ai poveri, agli schiavi,
alle innamorate deluse... Conquistò Roma. Quella del
popolino,
prima.
Quella degli imperatori, poi. Ci mise un po' , certo. Al potere
faceva paura, come ogni setta segreta. Eppure ce la fece:
così il
suo Iseo, che sorgeva meraviglioso dov' è ora la Chiesa
di Santa
Maria sopra Minerva, era frequentatissimo. Ormai persino gli
imperatori dopo averla contrastata - soprattutto quando Cleopatra,
nuova Iside, faceva paura riuscendo a irretire ogni grande
romano
che le arrivava giù ad Alessandria - l' avevano accettata
a furor
di popolo: Caligola, Nerone, Diocleziano, Adriano... Poi,
però, su
lei e sull' intero pantheon romano vinse Cristo. Ad affiancarlo
-
e sostituire Iside nei cuori delle donne - arrivò un'
altra madre,
vergine e nutrice; a proteggerlo ci pensò - con violenza
-
Teodosio che chiudendo i templi pagani in tutto l' impero
ammutolì
per sempre l' Egitto. Ma qualcosa di lei rimase. La mostra
milanese racconterà anche la seconda vita della dea,
quella
rinascimentale, quando venne resuscitata decifrando a stento
brandelli di memoria che i testi classici avevano salvato
dai
rigori cristiani. E' un' Iside, più maga che dea, filtrata
attraverso mille alambicchi mentali dagli intellettuali del
Cinque
e Seicento. Esoterica, simbolica, ermetica e fascinosa com'
è
finisce a far da papessa nei tarocchi, da mito per i massoni,
ma
anche a dar poesia al Flauto magico, a rendere fantastiche
le
stampe del Piranesi, a costruire con lucida follia libri e
architetture. Non è più l' Iside di Donadoni,
però, questa.
Si vede subito che al professore interessa poco e niente:
troppo
recente, troppo inventata. Eppure anche la nuova dea, di fedeli
nei secoli ne ha trovati tanti, anche di recente. Giusto 30
anni
fa, nel '67, Jurgis Baltrusaitis, uno dei più pirotecnici
storici
dell' arte che il nostro secolo abbia avuto, ripubblicò
La ricerca
di Iside, una sua dettagliatissima fascinosa esplorazione
tra
arte, letteratura e geografia sulla diffusione dell' antico
mito.
Cosa ci trovasse lui in quel mondo lo spiegò bene con
queste
parole: "...Un Egitto immaginario, universale e immortale
nacque
lontano dai suoi confini e prese il posto dell' Egitto
storico...". Probabilmente questa mostra avrebbe interessato
anche
lui.
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