Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
2/3/1998
PAGINA:
25
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
Trecento reperti esposti a Ravenna mostrano le origini di una
grande civiltà
TITOLO:
Egitto, il big bang delle piramidi
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Ravenna - All' inizio - prima della storia, prima della grande
arte - fu la selce, come dappertutto: utensili, sempre più
elaborati. Arrivarono le ciotole di argilla marrone, grigiastra,
a
grana grossa. Poi i vasi. E man mano, decorazioni e forme sempre
più elaborate. In Egitto, questo succede tra il 4400
e il 3000
avanti Cristo. Ed è tutto in mostra, con quel che arriva
più
avanti, insieme alle prime due dinastie di faraoni (dal 3000
al
2686 a.C.) e a quelle che seguono subito dopo. Quindi: statue
rare
di diorite, di basalto, alabastro, serpentina... ma anche teste
di
leoni mai viste, ritratti di Chefren, stoffe che sono un miracolo
ancora oggi, seimila anni dopo. L' Egitto dalla preistoria alle
piramidi, tutto esposto in bell' ordine. Per spiegare la genesi
di
questa mostra bisogna, però, fare un passo indietro.
Capitava
sempre più spesso, ormai... Una volta, a guastar l' umore
agli
egittologi veri, era la Foschini con i suoi Misteri; un' altra
lo
Special - mezzo egizio, mezzo astrologico - di Rai1; un' altra
ancora le ufologie arrivate belle e confezionate in documentario
da qualche fan della new age d' oltreoceano... Gli egittologi
non
ne potevano davvero più. Così - un po' per volta,
per
esasperazione - tra loro è montata una gran voglia di
rispondere
con puntiglio e scientificità, alle farneticazioni irradiate
via
etere. Risultato la bella, preziosa mostra che apre i battenti
oggi a Ravenna per chiuderli, salvo proroghe, il 28 giugno.
"Kemet", si chiama. Vuol dire Terra Nera e indica
le zone
desertiche dove sono stati rintracciati i primi segni di civiltà,
il passaggio dal neolitico alla storia documentata. A curarne
la
realizzazione sono stati Anna Maria Donadoni Roveri (direttrice
del Museo Egizio di Torino) e Francesco Tiradritti delle Civiche
raccolte archeologiche milanesi, coadiuvati da una decina tra
i
migliori egittologi del mondo, come comitato scientifico. Spiega
la Donadoni: "è una mostra che abbiamo sentito come
un dovere: un
antidoto. Non potevamo continuare ad assistere in silenzio alle
stupidaggini sulle origini extraterrestri delle piramidi, sull'
ipotetica civiltà che, dopo aver distribuito nel deserto
costruzioni misteriche, se ne sarebbe volata via sulle sue
astronavi siderali..." E allora? "Allora abbiamo chiesto
aiuto al
Louvre, al British, all' Archeologico di Napoli, a Vienna, Monaco,
Berlino... Abbiamo portato prove e sorprese da Torino, da Firenze,
Roma... Ed eccoli, finalmente in mostra, questi 300 pezzi che
raccontano, gradino per gradino, nascita, crescita e avvento
della
società egizia. è la cronaca del big bang di una
civiltà: dai
primissimi insediamenti dei cacciatori dietro ai branchi di
selvaggina ai sepolcri più antichi, quelli semplicissimi
nella
sabbia, con i corpi circondati di poveri vasi. Via via seguiamo
l'
Egitto nel suo formarsi: i corpi dentro i grandi otri, le prime
case di fango, gli strumenti che permettevano la vita... E man
mano i primi tumoli, la piramide a gradoni di Gioser a Sakkara,
per poi arrivare alla maestosità delle primissime dinastie
con
Cheope e Chefren, con cui la mostra si chiude". Quasi una
diretta
dal passato, quindi... "Con quei buchi- ormai minimi- che
la
ricerca archeologica man mano riempie facendo emergere figure
(per
ora ancora senza nome) che hanno preceduto le primissime dinastie.
Una cosa, comunque, è certa: anche quei periodi ancora
non del
tutto conosciuti non permettono di ipotizzare invasioni di
extraterrestri costruttori". E quali, dei pezzi in mostra,
raccontano meglio questo percorso? "Impossibile fare
graduatorie... Ogni opera esposta è stata scelta a ragion
veduta.
E questo lo hanno capito i curatori degli altri musei: mai avuta
tanta solidarietà per un' esposizione! Una sorpresa,
sapendo
quanto noi curatori di musei, di solito, siamo gelosi delle
nostre
opere e riluttanti a farle viaggiare. Stavolta, però...
Del resto,
basta guardare cosa è arrivato fin qui...". E infatti
sia la
mostra (la prima iniziativa di quest' anno dell' ormai classico
Meeting per l' amicizia tra i popoli) che il catalogo (realizzato
a colori con più di 300 pagine dall' Electa) fanno conoscere
una
gran quantità di materiale davvero insolito: è
un po' come se le
forme degli oggetti e delle sculture di quel periodo stessero
cercando di raggiungere per tentativi quei rigori classici su
cui
poi si assesteranno - sempre splendidamente uguali - lungo i
millenni della storia faraonica. Proprio mentre Annamaria
Donadoni e la sua équipe stavano inaugurando la loro
mostra, dall'
Egitto il gruppo di archeologi statunitensi diretto da Fred
Windorf ha annunciato di aver trovato, nel deserto occidentale,
un
insediamento preistorico di 9000 anni fa del tutto intatto:
38
chilometri quadrati, con 18 villaggi, ognuno con decine e decine
di case di forma ovale, conservate a perfezione.
DIDASCALIA:
Figura femminile 4.000-3.600 a.C.
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