Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
29/12/2001
PAGINA:
36
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
grecia
TITOLO:
Come Afrodite viaggiando divenne famosa ma restò per sempre nuda o
almeno discinta Un convegno internazionale fa il punto sui DEBITI
DELL' ELLADE VERSO L' ORIENTE
SOMMARIO:
Il culto degli eroi si rifà a religioni nate altrove. Erodoto
racconta molte cose vere sull' antico Egitto. Kadmos non fondò
Tebe, ma vi arrivò dopo il 1200 a C. I re Magi la sanno lunga e
hanno fortuna dovunque
AUTORE:
SERGIO FRAU
TESTO:
Di questi tempi, forse, è persino giusto mischiare i fatti con le
opinioni: si fosse blindata la Grecia non sarebbe mai diventata la
grande Grecia che poi è stata...Avesse tirato su steccati verso il
suo di Oriente (letteralmente Anadolu, Anatolia...) addio Esiodo,
addio Omero... Bloccati alla frontiera anche cento dèi... Quanto
si somigliano gli Eroi dell' Ellade ai Rephaim della Bibbia,
ovvero quegli spiriti dei morti che - già a Ugarit (dove, però, li
chiamano Rapiuma), e come, poi, nei Salmi - fanno spesso da
guaritori? E le vite che facevano le sacerdotesse del Vicino
Oriente antico, erano tanto diverse da quelle delle loro colleghe
nel mondo miceneo? Ed Erodoto - quando racconta dell' Egitto e di
tutti quegli dèi fatti con la stampo, come per servire da modello
ai Greci - è attendibile o no? E la Medea di Pasolini era proprio
Medea o se l' era sognata lui così? E quanto ha contribuito il
fatto che fosse una straniera a crearle quella gran brutta fama?
Ed è vero che... Hanno frugato negli archivi di Ugarit, tra le
tavolette di Tebe, nei papiri egizi e greci, nei libri sacri delle
Fedi. Hanno perquisito la mitologia incrociandola con
testimonianze e reperti, alla fine, però, di tutte quelle
curiosità - talvolta enigmi - su quella Grecia fatta fuori dalla
Grecia, sono venuti a capo. E quel che hanno trovato se lo sono
poi raccontato in un Forum del Cnr che ora, per fortuna, è
diventato anche un gran bel libro, fascinoso e sorprendente, per
chi si interessa degli Antichi e del loro Mondo, almeno. Il titolo
- del Forum prima, del libro ora: La questione delle influenze
vicinoorientali sulla Religione greca (pagg. 440, lire 80.000) -
ha fatto da grimaldello, spalancando porte segrete, spesso
sbarrate dalle specializzazioni. Innanzitutto le risposte alla
raffica di curiosità dell' inizio. Paolo Merlo e Paolo Xella
(curatore del convegno con Maria Rocchi e Sergio Ribichini): "Il
culto eroico in Grecia rappresenta un potente sviluppo di una
realtà religiosa antecedente che doveva essere davvero assai
simile a quella siriana rappresentata dai Rapiuma". E le donne nel
tempio? Le racconta per bene Paola Negri Scafa. A volte - figlie
di principi - reggono come badesse l' intera amministrazione.
Alcune potevano sposarsi e figliare. Altre sposarsi, sì - come la
moglie del dio Marduk - a patto di stare ben attente a non avere
prole. Altre ancora - figlie del popolo - musiciste, cantatrici,
puttane se andava bene; serve invece, a spazzare il chiostro, se
andava male. E questo sia in Oriente che in ambiente miceneo.
Gabriella Scandone Matthiae, da egittologa lo esamina e lo
promuove Erodoto in egittologia: "Le sue verità superano le sue
esagerazioni: Ptah di Menfi, fabbro e artigiano, somigliava
davvero a Efesto... E Horus ad Apollo: tutti e due giovani,
luminosi, avversari di mostri, guaritori e detentori di importanti
oracoli". E Neith con Atena, allora? "Dèe con una buona dose di
componenti maschili. Neith è addirittura chiamata Padre dei padri,
madre delle madri...". Tutte due sagge maghe benefiche che, in
Egitto e Grecia, benediranno le stesse cose: guerra, tessitura,
sonno... Quasi strega, invece, Medea, tutta droghe & furori. E'
dalla Georgia (l' antica Colchide) che fugge per amore: è nipote
del Sole e ucciderà i suoi figli. "Feroce ed eccessiva per ruolo,
come molto spesso capita alle figure femminili del mito greco"
spiega Ileana Chirassi Colombo. E' di "innocente ferocia il tratto
di fondo che il regista dona alla sua Medea, che nonostante i
delitti rimane al fondo la ragazza reale e sapiente di una società
che la Grecia definisce barbara, ma che è prima di tutto
incomprensibile...". Ma che attrae, però, e finisce per essere
incamerata... Insomma: quanta Grecia non è, poi, del tutto greca?
Del resto si trattava di fare i conti con testimonianze che pesano
come piombo. Mica c' è solo quell' Erodoto barbarofilo a spiegare
- ogni volta che deve - da dove l' Ellade abbia importato, già
bell' e fatto, questo o quel dio. Ci sono molte altre schegge di
sapere, un po' più nascosto, che al Forum - e per il libro - sono
state ritirate fuori da Carlo Brillante. Come questo di Ecateo di
Abdera che, nella Alessandria del 300 a.C., scrisse: "Ecateo di
Mileto afferma, a proposito del Peloponneso, che prima degli
Elleni esso era abitato da barbari... Quasi tutta l' Ellade era in
antico una colonia dei barbari: Pelops giunse dalla Frigia (Asia
Minore, ndr) nella regione che da lui fu chiamata Peloponneso;
Danaos arrivò dall' Egitto; Driopi, Cauconi, Pelasgi, Lelegi e
altri popoli simili si divisero le terre di qua e di là dell'
Istmo (l' Ellesponto, ndr); l' Attica era occupata dai Traci
(gente del Nord rispetto alla Grecia, ndr) giunti con Eumolpo, la
Daulide nella Focide, (la zona di Delfi, ndr) era tenuta da Tereus
(re di Tracia), la Cadmea (ovvero Tebe e dintorni, ndr) dai Fenici
giunti con Kadmos, la stessa Beozia era occupata...". Tutti anelli
mancanti, ormai, questi popoli... E mica solo nei manuali del
Liceo, ma anche assai sottovalutati in genere, da quando - nell'
Ottocento - Prussiani e Tedeschi per far ancora più grande la loro
Grande Germania decisero con scavi e studi di attribuire a una
Grecia ber alles, il ruolo di loro Grande Madre. Già il fatto di
dover attribuire, poi, il ruolo di Grandi Nonni a Libano e
Turchia, però, li esaltava assai di meno... Così, ora, c' è quasi
un secolo studiato alla tedesca da recuperare, relais da
collegare, tutto una stato da perlustrare... Tanto che poi
convegnilibri così, diventano persino dirompenti, spiazzanti,
nella loro verbalizzazione di tutte quelle parentele (e
ascendenze, e commistioni, e plagi, e travasi) che fonti e
archeologia - e, talvolta, linguistica e dna - ormai, dimostrano
tra Grecia e resto del mare. Arriva d' Oriente il lusso dei
tragici per mettere in scena le regge greche, racconta A.M. Gloria
Capomacchia, con Troia, poco più su, che è già un topos per
rappresentare l' Oriente mitico. Arrivano dall' Oriente i Magi di
Sergio Ribichini: la sanno lunga e così fanno fortuna ovunque,
tanto che poi ce li ritroviamo persino a Betlemme, alla culla del
Bambin Gesù. E arrivano d' Oriente riti, miti, saghe che
accenderanno nuove luci dopo quei secoli bui, la Dark Age greca...
E' un Apriti Sesamo! questo convegnolibro: mille e una roba arriva
d' Oriente. Metti le libagioni... Uno le legge nei classici e
pensa che siano solo e sempre momenti allegri, a festeggiare,
siglare, accordi appena fatti. Poi, invece, legge quell' Omero che
Mauro Giorgieri enuclea e, d' improvviso, quel vino ha tutt' altro
sapore. Talvolta sapor di sangue. Omero: "Zeus gloriosissimo
sommo, e tutti gli altri dèi immortali, a quelli di noi che per
primi ai patti facessero offesa, così come questo vino, scorresse
a terra il cervello, il loro e quello dei figli, e soggiacessero
ad altri le spose". Uno è già turbato da questo risvolto noir e
contrattuale della libagione quando scopre che anche gli Ittiti
(la civiltà lì davanti, in Asia minore, trionfante fino a 500 anni
prima di Omero, fino al 1200 a.C.) lo facevano, ma con statuette
di cera al posto del vino: "Come questa cera fonde e il grasso di
pecora si dissolve, (così) anche colui che rompe il giuramento e
tende una trappola al re di Hatti possa egli fondere. Così sia". E
anche per i fondatori della greca Cirene di Libya, stesso rituale.
Anche a far dispiacere a Dio, poi, si rischiava non poco... E'
possente poesia quella che Anna Maria Polvani estrae dagli archivi
ittiti. Cinque parole: "Il dio se ne andò". Cinque parole per
raccontare la carestia: quasi il dna degli atti di fede che
seguiranno. E quelle genti, abbandonate dal Signore? "Mangiarono
ma non si sfamarono, bevvero ma non si dissetarono". C' è di
peggio? Metti le Danaidi... Donne egizie forti tinte, dalle
decisioni rapide, che se un marito glielo impongono poi... Con il
padre Danaos che fonda Argo. Poi, t' informi per bene, indaghi a
fondo - come ha fatto, per il Forum, Carlo Brillante - e ti salta
fuori che è stato tutto un avanti e indietro dalla Grecia:
"Ritornato nella terra degli antenati Danaos, trovò l' Argolide
già occupata e la città di Argo non solo esistente ma anche retta
da una famiglia di sovrani della sua stessa stirpe". E quelle sue
figlie che avevano appena ucciso gli sposi non voluti? Risolvono
con le sapienze idrauliche acquisite all' estero i problemi di
siccità della zona; introducono l' istituto matrimoniale di nuovo
tipo; diffondono forme di vita, di religione e di organizzazione
sociale imparate fuori. E, in conclusione: "Insomma la stirpe di
Danaos si fa "egizia" per alcune generazioni per poi ridiventare
greca". Metti Kadmos, il fondatore fenicio di Tebe... Fondatore?
Contrordine! "La verità è che per sostenere l' arrivo a Tebe di
uno o più gruppi di coloni dall' Oriente, finora non abbiamo prove
archeologiche, né evidenze di dati che riguardino la religione, la
scrittura, l' architettura...". E se queste cose le dice e le
scrive Vassilis Aravantinos che, essendone il Soprintendente, la
sua Tebe la perquisisce da anni... Conclude così - basandosi sugli
archivi di Lineare B trovati e studiati con Louis Godart - l'
archeologo greco: "Nei testi sono indicate relazioni e pratiche
diplomatiche con le corti micenee e con paesi vicini e lontani,
come Micene, Lacedemone, e Mileto, ma non vi è nessuna traccia di
insediamenti o emporia stranieri a Tebe o nel resto della Beozia
micenea...". Sentenza: "L' arrivo di Kadmos è posteriore alla
caduta dei palazzi micenei (datata di solito al 1200 a.C. ,
<I>ndr<I>)". Quindi in una Tebe che c' era già. Per un mito che
crolla in giù nel tempo, altri, però, ne arrivano... Metti
Afrodite... Grazie a Vinciane Pirenne<\->Delforge la vediamo a
Cipro, a Creta, a Cythera nascere crescere, diventare famosa,
Afrodite. Vestirsi no! Quello no. Cambiare nome sì - perché, all'
inizio, Astarte si chiamava, alla fenicia - ma coprirsi niente da
fare, mai. Gira nuda - o mezza nuda - tutto il Mediterraneo. E va
forte dappertutto, con quei boschetti e le suore per l' amore che
fanno da richiamo a ogni suo tempio: figurarsi che arriva nuda
persino in Campania dove sue statuette discinte sono state trovate
vicino Paestum, proprio in località Santa Venera, come a far
capire che, poi, in fatto di religione tutto si ricrea, e nulla si
distrugge... Tutt' altra pasta Héra... Viaggiando, lei sì che
cambia. Fa da comprimaria, con Héraclès, nell' intervento di
Colette Jourdain<\->Annequin e Corinne Bonnet: chi Héra se la
ricorda in Omero - gelosa, piantagrane, vendicativa, esasperata da
quello Zeus che una volta si fa pioggia, un' altra toro, un' altra
ancora cigno, pur di ingravidare qualcun' altra in giro - avrà una
sorpresa. Oddio, che avesse i suoi buoni motivi - costretta com'
era sull' Olimpo a far la moglie, lei che, prima incarnava la
potenza generatrice nel ruolo di Grande Madre - non v' è dubbio...
Ma nel mondo coloniale di Magna Grecia, Hera cambia ancora.
Spiegano le studiose: "Diventa dea della mediazione, dell'
ospitalità, dell' integrazione attraverso il suo patrocinio sugli
scambi e sui matrimoni". Ultima nota, dell' ultima pagina. Lì dove
si finisce di parlare dei sacrifici: "Sull' alleanza per mezzo del
sangue nei testi di Mari e per un parallelo con Bibbia vedi Esodo
24...". E tutto si riapre, a dismisura, già bell' e pronto per un
altro Forum delle Sorprese.
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