Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
2/8/1998
PAGINA:
28
SEZIONE:
CULTURA
TITOLO:
La vera storia del ragazzo Romolo
SOMMARIO:
Emilio Peruzzi docente di glottologia a Pisa sostiene che il
mitico fondatore di Roma aveva una cultura greca, come provano
fonti letterarie e archeologiche
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Roma - E pensare che qualcuno continua a chiamarli cocci...
Mettendoli insieme, però... E'' una lunga storia quella che
accompagna Civiltà greca nel Lazio preromano, un libro importante
- per specialisti - che è uscito in questi giorni per i tipi della
casa editrice Olschki (pagg. 196, lire 43.000). Vuol dimostrare
non solo che Romolo è realmente esistito, ma anche che,
presumibilmente, come gli altri rampolli delle classi alte di
quell'' VIII secolo avanti Cristo - nipoti o pronipoti di
immigrati - aveva studiato e parlava correttamente greco. Un''
ipotesi finalmente suffragata da due piccoli vasi, uno sano, l''
altro rotto. Conviene, però, percorrere a ritroso l'' indagine -
letteraria, etimologica, archeologica - che l'' autore del libro -
il professor Emilio Peruzzi, docente di glottologia alla Normale
di Pisa - ha appena concluso. Quando aveva una quarantina d''
anni, Peruzzi, ebbe un'' intuizione che pochi allora - negli anni
Sessanta - condividevano: Perché non credere agli autori antichi?
Perché non prendere per buone le mille informazioni che ci hanno
tramandato? E, di conseguenza: perché snobbare Romolo e Remo e la
loro bella avventura? Perché non crederci? Con queste idee che gli
ronzavano in testa, con la passione degli studi che gli infiammava
le giornate, il professore s'' immerse nello studio di tutti i
testi - sia in latino che in greco - che raccontavano la genesi di
Roma. Ne uscì con la convinzione che a fondare Roma fossero stati
realmente dei nobili laziali imbevuti di cultura greca. Si
trattava però di una cultura differente da quella degli
avventurieri calcidici ed eubei che avevano trasformato in emporio
l'' isola d'' Ischia. A Ischia-Pitecusa scrivevano infatti da
destra a sinistra, mentre quelli del Lazio - a ciò che risultava
da piccoli indizi - facevano invece il contrario. C'' erano, poi,
altri tasselli che quadravano nell'' incastro di popoli che il
professore aveva in mente: un affresco pompeiano, ad esempio -
oggi ormai svaporato, ma per fortuna fotografato una ottantina di
anni fa - mostrava un trionfo di Romolo assai strano, con il
fondatore di Roma a piedi, alla greca e non sul carro come si
usava nel primo secolo dopo Cristo quando i pittori dovevano
averlo dipinto. Non solo: perlustrando gli antichi testi, e
scavando a modo suo nelle parole latine spessissimo gli
affioravano etimi così simili a termini greci, ma così simili...
In conferenze, interventi, contributi a libri fondamentali ( come
la Storia d'' Europa, Einaudi, dove si è occupato proprio di
Preistoria e antichità) il professore non ha mai perso occasione
per ribadire la sua fascinosa ipotesi sull'' ascendenza culturale
greca dei primi romani. Ma di ipotesi, pur sempre, si trattava...
Poi, d'' improvviso - nel 1989 - ecco spuntare i cocci, ovvero l''
anello mancante, la prova che per tutti quegli anni il professore
aveva visto giusto, che non aveva sprecato il suo tempo: due
vasetti da cerimonia saltano fuori da una tomba femminile agli
archeologi della Soprintendenza di Roma che, da tempo, stanno
scavando a 16 chilometri dalla capitale, a Gabii vicino a
Palestrina. Grazie ai suoi studi, di Gabii Peruzzi sa già tutto:
sa che fu uno dei più antichi insediamenti del Lazio; e che era
una specie di città sacra ma anche un campus per gli studi; e che
però quando Roma trionfa è già decaduta; e che per secoli e secoli
si indossava la tunica in quel certo modo - detto cinctus gabinus
- quando si trattava di tracciare con sacralità il solco per
fondare una nuova città. Ma il professore sa anche - e soprattutto
- quel che di Gabii aveva scritto Dionigi di Alicarnasso, proprio
a proposito di Romolo e Remo i quali "quando furono svezzati da
coloro che li allevavano furono portati a Gabii, città sita non
lontano dal Palatino, per apprendere a fondo la cultura greca".
Così quando Adriano La Regina, soprintendente di Roma, dà la buona
novella del ritrovamento per lui è giorno di festa grande.
Soprattutto perché su uno dei due vasetti c'' è una scritta -
euoin, il grido dei baccanali, il più famoso rito dionisiaco di
origine greca. E'' da allora che, il professore, monta e lima il
libro che ora esce e che cuce insieme - scientificamente,
minuziosamente - i brandelli di tutta la storia. Personaggi e
interpreti in ordine di apparizione arrivano così i gemelli più
famosi del mondo (abbandonati nel fiume, il cassonetto di allora)
con la loro cesta con iscrizioni greche; il padre adottivo
Faustolo ("lui stesso, secondo la tradizione, vantava un'' antica
nobiltà come discendente degli arcadi immigrati con Evandro...");
la madre, Acca Larentia, la lupa, la puttana (" Prostituta sì, ma
sacra, fondatrice di quel culto degli Arvali... Mica una
qualsiasi!"), poi le baccanti, gli aruspici... E anche Dioniso
che, per secoli e secoli, aveva benedetto allegramente il tutto
fino a quel maledetto 186 avanti Cristo quando fu messo al bando
per oscenità dal Senato di Roma e i suoi fedeli trucidati, a
migliaia, un po'' ovunque. Tito Livio descrive quei riti così:
"...Quando i fumi del vino, la complicità della notte e il
trovarsi confusi maschi e femmine, fanciulli e adulti ebbero
cancellato ogni limite posto dal pudore, cominciarono a
commettersi depravazioni di ogni genere...". Proprio la damnatio
degli sfrenati culti grecizzanti di Dioniso potrebbe essere -
secondo il professore - all'' origine di censure e reticenze sulla
appartenenza di Romolo e Remo al culto dionisiaco: "Da un certo
momento in poi, intorno al secondo secolo a.C., gli storici - e
persino Dionigi, sempre attento ai suoi lettori del Peloponneso -
cominciano a sorvolare sui baccanali, sui riti grecizzanti delle
origini. Mentre, però, a Roma continua la voga per le grandi
famiglie di dotarsi di ascendenze greche. Perché avrebbero dovuto
farlo se la Grecia non fosse all'' origine di Roma?". Ora, con
queste nuove certezze - con il libro di Peruzzi che sta arrivando
sugli scaffali delle librerie ad affiancare quello monumentale di
Andrea Carandini che zoomava proprio sulla nascita di Roma (vedi
Repubblica dell'' 8-11-97) - c'' è da giurare che la caccia grossa
alle origini della Città Eterna proseguirà.
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