Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
31/07/2001
PAGINA:
35
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
In un libro la storia della stele di Rosetta
TITOLO:
La parola ai Faraoni
SOMMARIO:
Come Champollion riuscì a forzare il segreto della celebre pietra
con l' iscrizione trilingue
AUTORE:
SERGIO FRAU
TESTO:
Cleopatra gli saltò fuori, insieme a un Tolomeo, il 23 dicembre
1821. Era anche il suo compleanno. Ne faceva 31: " Il primo segno
che raffigura una specie di quarto di cerchio, rappresenta la K.
Il secondo, un leone fermo, deve rappresentare la L. Il terzo è
una piuma o una foglia che vuol dire E...". Era vero! Ce l' aveva
fatta! Aveva visto giusto: quei segnetti erano davvero anche
suoni, dittonghi fonetici! Continuò così. Eccoli, tutti gli altri:
BERENICE; Sabina; e Cesare, e Tiberio... Nomi strafamosi, certo,
ma del tutto incomprensibili a tutti fino ad allora, fino a lui,
scritti com' erano in geroglifico. Gran bella storia, la sua...
Non fosse stato così santo Sant' Ambrogio, oggi JeanFrançois
Champollion mica sarebbe così famoso... E sì, fu proprio il
vescovopatrono di Milano, potentissimo in quella fine del suo IV
secolo, con Bisanzio che cresceva a dismisura, a convincere l'
imperatore Teodosio che bisognava chiudere, con un editto
apposito, i templi pagani, vietarne ogni rito, dappertutto. Era
il 392. Cominciò allora una delle più terribili smemorizzazioni
della storia: si abbatterono le chiese dei pagani. Se ne
spicconarono via i simboli, si scrostò l' oro dalle statue più
sante degli antichi dèi, si riutilizzarono marmi, colonne e
capitelli in gloria del Cristo imperiale, ormai trionfante. Roba
da talebani, o da iconoclasti bizantini, quelli che 600 anni più
tardi smartellarono via occhi, bocche, nasi a Cristi e Madonne. E
proprio in nome di Dio... Con quell' editto anche i sacerdoti,
depositari delle sapienze più antiche, vennero dispersi. In
Egitto, dove la scrittura geroglifica era ormai comprensibile solo
a qualcuno di loro, l' effetto fu dirompente, dilavante: nel giro
di mezzo secolo la Terra dei Faraoni perse definitivamente le
parole chiave per accedere al suo passato, per leggere le sue
iscrizioni, i suoi papiri. Per restituirgliele ci volle un uomo
Champollion, per l' appunto e la pietrona che gli portò via
anni e anni di studi: la Stele di Rosetta. Fino al 1998, la si
credeva di basalto nero. Oggi si è scoperta di un bel granito
grigio, ma così sporco, inchiostrato e impiastricciato che
sembrava proprio basalto. Quel colorito scuro era dovuto al fatto
che la stele saltata fuori per caso sulla costa occidentale d'
Egitto, a Rosetta, nel 1799 durante i lavori di restauro di un
fortino, con tanto di iscrizione trilingue (geroglifico antico,
lingua sacra; egiziano corsivo, parlato dal popolo; e greco) dal
gennaio del 1800 in poi, venne usata cento volte come un cliché
per tirarne fogli leggibili da far circolare in Europa. La
smania di decifrare gli sgorbietti dei faraoni era divenuta una
vera e propria gara culturale. Parteciparono in molti. Solo
Champollion, ce la fece. Fosse andato bene a scuola, forse,
però, mica ci sarebbe riuscito... E sì, in un bel libro appena
uscito (La Stele di Rosetta, Pratiche editrice, pagg. 220, lire
28.000), anche questa parte, i due autori la papirologa Dominique
Valbelle presidentessa della Société francaise d' ègyptologie e
Robert Solé, scrittore e giornalista di origini egiziane la
raccontano bene, divertendosi : "Il figlio del libraio di Figeac
ha quasi la reputazione del somaro: debole in ortografia,
refrattario all' aritmetica, si adatta malissimo alla disciplina
della scuola elementare. Per fortuna lo ritirano dalle lezioni,
proprio nel 1799, per affidarlo a un prete, l' abate Camels...".
Leggendoli si possono seguire tutte le tappe di questa fascinosa
avventura: dal girone infernale delle scuole alla scoperta della
Stele, ai primi annunci sui bollettini egittologici del Cairo, al
rimbalzare frastornante della notizia in Europa, alle peripezie
della guerra che favorendo gli Inglesi, e colpendo duro i
Francesi fece sì che la Stele più famosa del mondo si trovi,
oggi, al British e non al Louvre. E via, avanti, fino al testa a
testa durato anni tra Champollion e gli altri studiosi che stanno
cercando, in contemporanea con lui, di scassinare grazie alla
Stele la blindatura dell' antico egizio. Da lì in poi, è tutto
un crescendo allegro fino a Champollion che esausto avendocela
ormai fatta, e avendo ormai esclamato quel "Je tiens l' affaire!",
frase che entrerà nella storia come inizio vero dell' Egittologia
sviene, tramortito da stanchezza e felicità. La formula magica
con cui ce la fa, gli autori la spiegano così: "A partire dall'
estate del 1821 Champollion sente di proseguire su un terreno
sicuro. A dicembre gli viene in mente un' idea semplice semplice
ma luminosa: per confrontare le diverse iscrizioni della Stele non
potrebbe essere utile contare i loro rispettivi segni? Champollion
conta. Le 14 righe, più o meno interrotte del testo geroglifico
corrispondono approssimativamente a 18 righe intere del testo
greco. Questo significa 1419 geroglifici per 486 parole greche. Il
triplo! Impossibile, dato che ogni geroglifico dovrebbe esprimere
da solo un' idea. Non potrebbe trattarsi allora, invece, di
suoni?". Verificata, con ansia questa ipotesi con Cleopatra, lì,
con tutti gli altri, a dargli ragione Champollion, ormai, è nella
Storia. Facciamo un passo indietro. Non fosse andata così
male da un punto di vista militare a Napoleone l' avventura giù in
Egitto, forse Champollion non ce l' avrebbe mai potuta fare.
Probabilmente, infatti, lo squadrone di sapienti che aveva
accompagnato giù il futuro imperatore avrebbe avuto tutt' altri
compiti piuttosto che occuparsi di archeologia. Forse anche Joseph
Fourier, il grande fisico che era in Egitto con gli altri savants,
non si sarebbe portato in Francia tanti reperti... Fu proprio a
casa sua che, a 15 anni, il ragazzino Champollion già qui
accompagnato da quel suo fratellone magico sempre pronto, tutta la
vita, ad aiutarlo, a supportarlo, a coccolarne la genialità, un
po' come Théo con Van Gogh vide la prima volta i geroglifici: un
colpo di fulmine. Nel libro quella scena del 1804, di questo
pischello simpatico e supponente che chiede a Fourier davanti alla
riproduzione della stele: " Si possono leggere?" (con Fourier che
risponde che no, che non si riescono a capire, e con lui che di
rimbalzo promette :"Quando sarò grande io li leggerò!"), be' ,
questa scena, così, non c' è: c' è la visita, non il dialogo.
Epppure molti altri la riportano, e sarebbe anche la chiave per
spiegare come mai, poi, alla sua età, invece di tirar calci a un
pallone, si sia poi messo sotto come un forsennato a divorare
oltre al latino e al greco, anche aramaico, ebraico, copto, il
cinese addirittura... Morirà presto, nel 1832, a soli 41 anni.
Con lui, dall' Egittomania si era entrati, ormai, nell'
Egittologia. La sua colossale grammatica uscirà postuma. Ma i
Faraoni avevano cominciato ormai a parlare.
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