Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
13/1/1998
PAGINA:
37
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE / Una enorme villa del 150 dopo Cristo
piena di statue e con i pavimenti ancora intatti 1200 metri quadri
di splendidi mosaici. Ritrovata in Grecia nel Peloponneso sembra
il "doppio" della domus di Tivoli voluta da Adriano. Ecco il
racconto di Spyropoulos che a questi scavi ha dedicato la vita.
TITOLO:
Miracolo in Arcadia
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Eva (Arcadia, Peloponneso) - Per arrivarci, da Atene, si sfreccia
nella storia. Un cartello dopo l'' altro, scorrono nomi mitici,
grimaldelli di antichi racconti: Epidauro del Teatro, Nemea dove
Ercole uccise i suoi faticosissimi leoni, la Corinto dell'' istmo,
e Micene, e Argo... Una deviazione porterebbe a Olimpia, città dei
mille record, ma bisogna fermarsi prima. Arrivati alla valle, gran
formicolio nella spianata: uno squadrone di una cinquantina di
operai sta scavando con attenzione tra fastose macerie. Piccoli,
cauti colpi di piccone raschiano via la terra rossa che ha
seppellito - custodendola per quasi duemila anni - una sontuosa
villa di stile adrianeo e tutti i suoi tesori. A questo punto le
ipotesi sono due. Prima, quella paradossale: che abbiano creato un
set assoldando, in fretta e furia, quella cinquantina di
figuranti. Che li abbiano, poi, messi a scavare tra enormi colonne
e capitelli corinzi ammassati nel fango, che si siano procurati in
gran corsa decine e decine di splendidi busti di imperatori
romani, una ventina di grandi statue ellenistiche di bellezza
rara, fregi, stele, bassorilievi, che abbiano costruito d'' un
fiato pavimenti di mosaici, intarsi con i marmi pregiati, edifici
di cotto rosso con i mattoni sistemati alla romana... Ora, l''
altra ipotesi, quella realistica: è che sia tutto clamorosamente
vero - come strillano i giornali greci, come crede la Cee che
finanzia gli scavi con 300 milioni di dracme, come dimostrano gli
occhi che brillano e la fama di Theodore Spyropoulos, l''
archeologo che ha fatto la scoperta e che, estraendo da questa
cava di meraviglie roba eccezionale, è appena entrato nella storia
della grande archeologia. E allora, però, si tratta davvero di una
delle più stupefacenti campagne archeologiche di questa fine
secolo: una enorme villa del 150 circa dopo Cristo, con i suoi
pavimenti per lo più ancora intatti: 1200 metri quadri di mosaici,
in parte figurativi, in parte merlettati da antiche geometrie.
Riquadro dopo riquadro, i mosaici non solo raccontano - come
colossali nastri - da una parte, per 80 metri, le fatiche pazze di
Eracle e dall'' altra, coloratissime, ci fa vedere le Muse; ma
anche - estesi e ben conservati come sono - collocano la villa nel
Guinness dei primati: è, infatti, la più estesa superficie musiva
mai trovata finora. Basterebbe questo a farla importante. Ma c'' è
altro, tonnellate di altro: il lungo fossato rettangolare al
centro del cortile interno ha finora restituito pressoché intatte
un centinaio di statue in marmo di rara bellezza. Alcune,
ellenistiche, con le loro vesti di pietra buona che svolazzano con
azzardo, erano già antiche quando la villa fu costruita,
acquistate sul mercato antiquario di allora; altre - i busti
imperiali: facce serie, vive di Adriano, Marco Aurelio, Lucio
Vero, Settimio Severo, di filosofi, di politici di qui - deve
averle fatte fare il padrone di casa per il ninfeo. Era, questa
zona a ridosso della corte centrale, una sorta di album di
famiglia tutto statue, un personalissimo pantheon delle amicizie e
dei rapporti dove quei ritratti marmorei di sovrani e
personaggioni avevano il compito di mostrare agli imperatori
romani quanto fedele a Roma e ben circondato di amicizie potenti
fosse chi li ospitava. Del resto, non per niente, questa era la
villa preferita di Erode Attico: mica uno qualunque... Riesce a
farlo davvero simpatico, con i suoi racconti, il professor
Spyropoulos che dal '' 79 - a 39 anni, con l'' inizio di questi
suoi scavi - gli dedica la vita. Ora che di anni ne ha 57 e che,
con la scoperta delle statue e dei mosaici, ha finalmente vinto la
sua scommessa, parla con piacere del proprietario. Questa villa li
unisce, nonostante i millenni: "Erode? Uno che ha saputo davvero
godersi la vita, che ha usato al meglio i suoi soldi, ha
frequentato le migliori teste del suo periodo. è stato anche molto
fortunato...". Si diverte il professore a raccontare la storia del
tesoro e del padre di Erode: "A un certo punto, il genitore riesce
a comprarsi una vecchia villa vicino a Kyfisia, venti chilometri
da Atene, appartenuta secoli prima a un tirannello carogna. Una
tassa dopo l'' altra, finirono per farlo fuori. Quando, poi, il
papà di Erode si stabilì nella nuova dimora, dal pozzo gli
saltarono fuori secchiate di ori e preziosi ammassati là dentro
dal tiranno assassinato. Scrupoloso il padre di Erode scrisse
all'' imperatore Nerva: "Guarda che ho trovato un tesoro nella mia
terra!". E l'' altro: "Tientelo!". Una seconda missiva a giro di
posta dalla Grecia a Roma: "Ma guarda che è un tesoro davvero
enorme". E l'' altro, da Roma: "Tientelo lo stesso!"". Gli ordini
di un imperatore - si sa - non si discutono più di tanto... Per
Tiberio Claudio Attico e per suo figlio Erode la vita si fa
davvero bella: le scuole migliori, i viaggi a Roma, i soldi ben
investiti in cave di marmo in Asia Minore e in uliveti di olio
buono, le cariche pubbliche in Grecia... A Roma Erode ci torna, ci
ritorna, ci arriva di nuovo per lavoro quasi quarantenne, nel 140
e rientra di diritto nel giro giusto: figurarsi che lo aveva
chiamato lì l'' imperatore Antonino Pio perché trasmettesse ai
suoi due figli adottivi - Lucio Vero e Marco Aurelio, destinati al
trono - quegli insegnamenti ascoltati da ragazzo. Ottimo retore,
sofista di una certa fama, uomo politico con cariche
onorevolissime, nel 143 lo fanno console. Quando poi rientra in
Grecia come arconte, potentissimo, in testa e negli occhi ha la
Villa imperiale di Tivoli, il gran cantiere pazzo di Adriano... I
soldi, per lui, non sono certo un problema. Marmi e ambizioni ce
li ha di suo... Così incomincia a fare il grande patron delle
arti. Si regala capolavori e questa nuova villa in Arcadia dove
stiparli con buon gusto. Ad Atene, invece, regala statue, il
teatro sotto l'' Acropoli e lo stadio; un enorme ninfeo a Olimpia
e fa omaggio di acquedotti a molte città greche. Anche qui,
accanto a questa sua villa delle mille sorprese, ce n'' è uno,
piccolino, bellissimo. Duemila anni fa era di mattoni. Lo è
ancora. Ma il rosso della terracotta è scomparso sotto le
incrostazioni di calcare che ne hanno fatto una fascinosa scultura
di stalattiti. Portava l'' acqua da una sorgente sul monte più in
alto, alla casa. Alimentava terme ben fatte e il grande fossato
rettangolare davvero simile a quello di Villa Adriana. Tutto già
scavato, setacciato centimetro per centimetro, per 15 mila metri
quadri, ovvero il 20 per cento di quel che c'' è qui sotto questa
terra rossa scivolata giù dalla montagna a seppellire la villa e a
salvarne i tesori. Spiega il professor Spyropoulos: "La Villa dopo
la morte di Erode, nel 180, arrivò in eredità alla famiglia dell''
imperatore. Ci furono rimaneggiamenti, migliorie, qualche trovata
di dubbio gusto. Poi i barbari che si devono essere divertiti a
mozzare le teste alle statue... E i primi cristiani della zona che
trasformarono la sala del triclinio in piccola basilica... A un
certo punto - forse verso il sesto secolo - una terribile
alluvione. Un mare di fango si è abbattuto sulla villa trascinando
nel fossato gran parte delle statue esposte sotto il porticato che
circondava il canale, a ritmare simmetriche ai mosaici per terra,
i lunghi corridoi del peristilio. Là dentro - sepolte dalla terra
rossa, come una piccola Pompei d'' acqua e fango - si sono
conservate finora, per noi. Altre, meno fortunate, finirono nel
fuoco a far calce per il monastero qui a fianco tirato su poco
dopo usando i resti della villa come fosse una cava di materiali
da costruzione". Il monastero è bianco di calce. Da lontano, alla
luce di Grecia, squilla con magia nel verde. è una costruzione
piccola, stretta da muri che serrano straripanti bougainville e
giganteschi platani. All'' interno tra i fiori una chiesetta per
venir su ha impastato nelle sue mura capitelli, bassorilievi,
pezzi di pavimento. Anche le volte, tutte affrescate con pittura
tardobizantina, poggiano su colonne recuperate dalla Villa. Il
professor Spyropoulos è convinto che lì sotto debbano esserci
ancora resti di un tempio molto antico, dedicato ad Esculapio. E
mentre lo dice il suo sguardo si fa smanioso, allarmante, tanto
che non si può fare a meno di preoccuparsi per il futuro di questo
gioiello medievale ben conservato che un archeologo classico -
come Spyropoulos è - vede solo come disturbo a nuovi scavi, alla
verifica delle sue teorie. Per ora il monastero, però, può star
tranquillo: il professore ha l'' altro 80 per cento dell'' area
della Villa da dissotterrare ancora. Solo da un lato ha raggiunto
i confini del complesso. L'' avventura è solo all'' inizio.
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