Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
21/11/1999
PAGINA:
31
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
IL CANTIERE DELLE POLEMICHE
TITOLO:
Gianicolo, martirio di un colle
SOMMARIO:
L' archeologo Lorenzo Bianchi pubblica "Ad limina Petri",
uno
studio che riguarda anche l' area sventrata per costruire il
parcheggio del Vaticano. "Metà della villa di cui
tanto si parla
era già stata trovata sessant' anni fa. Ora tutti dicono
che è
tardi, ma se le stesse mura dipinte fossero saltate fuori
altrove, avrebbero gridato al miracolo" "C' è
stata invece una
patetica corsa allo svilimento della scoperta per non
intralciare i lavori per il Giubileo. Ma per i pellegrini si
poteva organizzare un apposito tram collegato ai parcheggi"
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Roma Sbancheranno. Ormai è quasi certo: sbancheranno
anche quegli
ultimi metri rimasti a separare i resti dell' antica villa dal
tunnel che avanza. Tanto, il più - il disastro - è
già fatto.
Bisogna vederle quelle carcasse di mura là sotto: quei
mozziconi
di camere un tempo splendide - con i loro affreschi delicati,
i
passerotti dipinti a tinte forti, le piccole maschere colorate
-
sopraffatti ora dalla mole piatta e incombente del cemento armato.
Come artigli di giganti, a sfiorare i muri affrescati, pendono
fuori da quel soffitto ultimato quest' estate, decine di lunghe
sbarre: sono quelle che hanno armato il cemento dei piloni
infilati alla cieca nel terreno per reggere la volta del tunnel
d'
ingresso ai pullman del Giubileo. Intere zone di quel soffitto
ora
sbrilluccicano alla luce radente: tante piccole goccioline di
condensa, con la loro umidità, stanno succhiando via
vita e colori
a quegli affreschi. Per salvarli, a questo punto, bisognerà
staccarli. Fellini, in Roma, aveva già girato la stessa
scena.
Meno brutale, però. L' unica, ormai, sarebbe provare
a pentirsi.
Se non altro per non incappare nei fulmini del Cielo. A Rutelli,
devono avergliela tenuta nascosta quella antica maledizione...
Eppure è lì, scolpita nel marmo, nella Chiesetta
dei Frisoni, da
700 anni, a difesa della pace eterna per il loro sepolcreto
contro
i furori costruttivi del primissimo Giubileo, inventato da
Bonifacio VIII: ...sia chiaro a tutti i nostri e agli altri
che se
essi stessi o chiunque altro proveranno a infrangere quanto
qui
stabilito, sappiano che saranno dannati e maledetti per l'
eternità, e qualora non facciano penitenza, saranno incatenati
con
il diavolo nell' inferno con i vincoli della scomunica, e in
questa vita saranno miseri, poveri e reietti, e infine cancellati
dal libro della vita celeste ed espulsi dal regno di Cristo.
Appena più in là, infatti, alle pendici del Gianicolo,
cominciava
il loro cimitero - come molti altri, lì, giardini di
morte e
resurrezione - inglobato poi dai Gesuiti che traslocarono di
fianco alla Chiesetta-ospizio, nel 1925, quando l' Italia fascista
decise di affidare parte della collina sacra alle sante cure
del
Vaticano che l' avrebbe dovuta tutelare di concerto con lo Stato
e
i suoi tecnici. A Propaganda Fide - la superpotenza dentro il
Vaticano che ha fortemente voluto questo colossale parcheggio
nelle viscere del Gianicolo - di certo, però, sapevano
tutto.
Maledizione compresa. Dovevano pur sapere che là sotto
è tutto un
groviglio di catacombe già individuate; e che quella
era la zona
più santa per chi, credendo in Cristo, arrivava a Roma
da
pellegrino magari anche soltanto per morirci ed essere seppellito
vicino a Pietro; e ogni volta che, negli anni, loro (o loro
confratelli) hanno scavato per costruire qualcosa in zona, è
saltato fuori l' Antico, cristiano o no; e che tutte le fonti
raccontano di Pietro martirizzato, crocefisso a testa in giù
nell'
anno 64, del sangue suo e degli altri primi martiri versato
proprio su questa stessa terra che da mesi, ormai, ruspe e
scavatrici continuano a sbancare, deportare, spianare, svilire.
Figuriamoci poi se, a Propaganda Fide, non erano a conoscenza
che
Nerone - proprio lui, l' imperatore superstar della Domus Aurea
-
aveva qui in zona orti superbi, terrazze che finivano giù
in basso
(dove ora c' è la Basilica) con quello stadio rimasto
leggenda da
cui estirparono l' obelisco che ora, da piazza San Pietro, fa
da
cuore alla Cristianità. Tutta roba questa che, però,
è anche negli
archivi della Soprintendenza e che forse nessuno - con centinaia
di cantieri giubilari aperti in fretta e furia - ha avuto modo
di
guardare con calma. L' aveva fatto però, già dal
' 92, Lorenzo
Bianchi. Romano, quarantenne archeologo, ricercatore del Cnr
all'
Istituto Nuove tecnologie per i Beni culturali, Bianchi ora,
per
Donzelli, manda in libreria Ad limina Petri (pagg. 142. lire
60.000), dopo aver pubblicato a giugno un volumone con l' Erma
di
Bretschneider: Il Monte di Santo Spirito tra Gianicolo e Vaticano
(pagg. 263, lire 350.000). Alla collina del Gianicolo Bianchi
si
era avvicinato per tutt' altri motivi: "Erano le mura del
Sangallo
a interessarmi" racconta. "Con tutti quei portenti
ingegneristici
sperimentati per la prima volta a metà ' 500. Proprio
studiandole
mi accorsi dell' altra struttura medievale che avevano inglobato.
Fu l' inizio di una ricerca appassionante ma frustrantissima".
Come mai? "Guardi che solitamente, a un archeologo, non
succede di
veder distrutto, profanato, quello che man mano individua. A
me,
con il Gianicolo, invece è capitato. Tutti, ora, parlano
solo del
tunnel ma io il primo vero shock l' ho avuto proprio con il
bastione del Sangallo...". Perché? "Guardi
lì. La vede sul muro
quella macchiona scura, quel tratto di cortina diversa da tutto
il
resto? Lì sotto c' era il mio muro medievale che s' innestava
nel
tufo. Entrambi - sia quel muro, che il tufo - erano
importantissimi per gli studi. Il tufo per capire il lavoro
del
Sangallo che qui, in più punti, ha dovuto arginare una
valanga di
terra. Vede quei due buchi un po' più in là, sotto
gli archi del
muro? Sono le altre uscite del maxiparcheggio. Figurarsi che,
mesi
fa, qualcuno ha proposto di forare il muraglione proprio in
coincidenza degli archi: non sapeva che quello era stato il
modo
escogitato dal Sangallo per distribuire la pressione della terra
contro la barriera. Toccati quegli archi sarebbe venuto giù
tutto.
Per fortuna, alla fine, hanno deciso di bucare dall' alto e
basta.
è, comunque, paradossale dover ringraziare il cielo perché
mura
cinquecentesche come queste siano state soltanto vandalizzate,
ma
siano ancora lì". E il muro medievale? "Quello
è - anzi,
purtroppo, era - un reperto fondamentale, unico, per capire
i
confini della città leonina risalenti al IX secolo che
segnavano
gli spazi sacri, iniziali, del cristianesimo. Figurarsi se si
sono
mossi con tanta disinvoltura alla luce del sole, sotto gli occhi
di tutti, cosa può essere successo là sotto, con
le trivelle che
più lavorano meno le paghi". Ma come può
essere successo questo
scempio? Cosa non ha funzionato? "Ha funzionato tutto a
perfezione
ma contro la storia della città e dei suoi luoghi più
santi.
Personalmente, mi sento offeso tre volte: come archeologo, come
romano, come fedele". Ma come si è potuto progettare,
approvare,
realizzare un' opera di questa portata in un luogo che carte,
mappe, taccuini di scavi indicano come ricchissimo di reperti
antichi? "Ho la sensazione che nessuno si sia preso la
briga di
andare a riguardarsi gli archivi. Ci sono degli schizzi del
Gatti
che nel ' 38, assistendo come archeologo ai lavori per l' altro
grande traforo, testimoniano benissimo che metà della
villa appena
trovata con sorpresa era già stata trovata con sorpresa
60 anni
fa. Ora dicono tutti "è tardi! è tardi!"...
Ma quelli che io ho
rintracciato - e ora pubblico - sono documenti che chiunque
avrebbe potuto studiare". Questi suoi due libri, comunque,
stringono il cuore. Da quelle sue pagine il Gianicolo sembra
essere luogo di martirio persino per le antichità. Basta
citare:
"Resti di epoca imperiale sono stati trovati: sotto gli
edifici
degli Agostiniani (rinvenuti e in parte distrutti nel 1952 e
nel
1969); presso l' Istituto Maria Santissima Bambina (trovati
nel
1748 e nel nel 1942, distrutti); sotto il giardino di Propaganda
Fide segnalati già nel 1928 e sicuramente asportati con
i lavori
del parcheggio...". Decine e decine di esempi che, uniti
a quelli
già testimoniati da Cederna nei suoi scritti, fanno impressione.
Come il Vaticano giustifica questi comportamenti? "In Vaticano
ci
sono molte anime... Sono tantissimi gli attestati di stima e
solidarietà che mi sono arrivati anche dall' interno,
e ad alti
livelli". E come mai, poi, non fanno nulla? "Tante
anime,
appunto... Comunque la villa affrescata e massacrata è
terra
italiana a tutti gli effetti; espropriata ai Torlonia proprio
per
il maxiparcheggio". In questo caso, dunque, in quel punto,
Propaganda Fide ha convertito il Comune al maxiparcheggio.
Comunque è un precendente allarmante... "Se le stesse
mura dipinte
fossero state trovate in altri luoghi - se non fossero state
d'
impaccio alla tempistica giubilare - tutti avrebbero gridato
al
miracolo. Così, invece, abbiamo assistito a un patetico
svilimento
della scoperta: "Reperti senza valore"... Con questi
sistemi,
prima o poi, piazzeranno un casello dell' autostrada anche in
Piazza San Marco... Ma è mai possibile che i pellegrini
non
potessero arrivare fin qui con un tram? E' mai possibile che
non
si rendano conto che, per cento pullman, hanno profanato le
reliquie stesse del Cristianesimo? A San Clemente gli affreschi
stanno svanendo, tanta è la gente che ci fanno entrare.
A San
Pietro, sotto, nella tomba, non solo svaporano le pitture ma
- a
forza di turisti - sta seccandosi il terreno e la roccia si
sfarina". Bianchi mi dia, però, almeno una speranza
di vita
eterna. "Bisogna fare sacrifici e buoni propositi".
Sacrifici?
"Sì bisogna che l' arte più delicata sia
protetta dall' interesse
superficiale del turismo di massa. Per le catacombe e gli
affreschi, soprattutto, il Giubileo potrebbe essere un massacro".
E i buoni propositi? "Serve una nuova carta topografica
dell'
antica Roma. Di fatto, siamo fermi a quella ottocentesca del
Lanciani. Oggi, però, esistono sonar, risonanze magnetiche,
mille
diavolerie tecnologiche che permettono di vedere sottoterra
persino i dettagli. Basterebbe coordinare in uno sforzo tutti
insieme - Soprintendenza, Cnr, Università, Comune, Istituti
archeologici stranieri a Roma - per ridisegnare quel che la
terra
nasconde e quindi sapere, in breve tempo, cosa c' è sotto
una
qualsiasi zona che si vuole scavare. Dopo è sempre troppo
tardi.
Solo che questa nostra, è Roma. Ogni centimetro può
nasconderci
portentose sorprese. Qualcuno lo spieghi a quei signori che
la
scritta Pietro è qui, che ci testimonia la sepoltura
del primo
apostolo sotto la Basilica, non è più grande del
palmo di un
bambino. E guardi là quelle ruspe quanto sono grandi".
DIDASCALIA:
Nell' affresco, la crocifissione di Pietro avvenuta proprio
alle
pendici del Gianicolo.In basso, due particolari di affreschi
della Domus di Agrippina
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