Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
22/10/1999
PAGINA:
45
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE
TITOLO:
L' Adriatico delle meraviglie
SOMMARIO:
Una storia segreta che sta venendo alla luce attraverso
migliaia di reperti. Navi greche solcavano le acque intorno
a
Venezia già tremila anni fa
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Urbino Navi micenee, mercanti attici, carovanieri etruschi,
Veneri
adriatiche... Che Venezia fosse più vecchia di almeno
una decina
di secoli rispetto a quell' anno Mille sbandierato dalla
tradizione, si diceva già da un po' e l' archeologia,
ormai, lo
sta confermando. Ma Lorenzo Braccesi, docente di Storia antica
a
Padova, raddoppia e rilancia: è convinto non solo che
in laguna la
storia sia iniziata almeno 3000 anni fa, ma anche che allora,
in
tutto l' Adriatico arcaico, ci fosse molta più vita di
quel che
finora si è raccontato. E anche a lui il mare ha cominciato
a dar
ragione restituendo, man mano, testimonianze importanti. Eh
sì, è
come se l' Alto Adriatico avesse deciso, d' improvviso, di
accelerare i ritrovamenti per raccontare con orgoglio la propria
vera, lunga storia. Così fa spuntare indizi e prove un
po'
dappertutto: i resti di una villa romana sotto il Teatro Malibran,
la nave romana a Grado, la "Julia" (felix - si dice
- solo perché
è stata l' unica delle tante annegate e individuate in
quel tratto
di mare a esser stata tirata su, in pompa magna, alla presenza
del
ministro Melandri). Poi è spuntato fuori lo squadrone
di bronzetti
paleoveneti riapparsi mentre si scavava per sistemare il Museo
di
Altino, la città-emporio romana ai bordi della laguna.
E, via via,
altri segnali per nuovi capitoli di storia: dalla pavimentazione
romana a Torcello (quasi due metri sotto il calpestio attuale,
appena scoperta da Albert Ammerman e Maurizia De Min) fino a
quei
pezzi micenei (ceramiche al museo di Torcello, ma altri reperti
greci un po' dappertutto) che a Braccesi confermano quel che
va
scrivendo da anni: cioè che a far affari da queste parti,
più di
3000 anni fa, arrivarono per primi dei greci giramondo. Ora
il
professore ha chiamato qui, nelle sale belle dell' Università
di
Urbino, rinforzi: per parlare di Adriatico e della sua lunga
vita
sono arrivati un centinaio tra i migliori studiosi internazionali.
Fino a domenica, un intervento via l' altro, analizzeranno le
mille facce di quel mare leggendario (vedi box). Cose nuove,
inedite: studi utili per nuovi studi. Braccesi già sa,
infatti
che, anche stavolta, il convegno sarà l' occasione per
aggiungere
nuovi tasselli (micenei, attici, etruschi...) al grande mosaico
che ormai si va componendo: un Adriatico pieno di vita già
nel
1300 a.C., con un via vai di commerci legati all' Europa e un
pullulare di insediamenti che - dice - "prima o poi andrebbero
studiati davvero, con mezzi e tecniche che finora soprintendenze
e
università, da noi, non si sono mai potuti permettere".
Cosa si
potrebbe scoprire ancora, professore? "Basta anche solo
segnare su
una mappa della laguna i luoghi dove è stata trovata
roba greca e
vien fuori una specie di autostrada subacquea dell' antichità:
probabilmente c' era un canale frequentatissimo in tempi remoti
che varrebbe la pena di frugare con attenzione. Del resto qui
in
zona basta cercare e saltano fuori meraviglie". Tipo? "Tipo
quei
vasi micenei conservati al museo di Torcello - splendidi! -
che
per anni sono stati considerati arrivati lì da chissà
quale
collezione perché non si riteneva possibile un contesto
greco in
Veneto. O l' arciere etrusco in bronzo che neppure io conoscevo
e
che è stato mostrato solo in fotografia in un convegno
di qualche
mese fa. O le ceramiche attiche - a figure nere, o rosse - di
quinto e sesto secolo...". Ma come mai tanta roba, tante
genti?
"Il Mediterraneo di 3000 anni fa era davvero un mare comune...
Non
riusciamo più neppure a immaginarci quanto fossero mobili
i
naviganti di allora. Per rimanere in zona veneta, io sono convinto
- e l' ho scritto ne La leggenda di Antenore - che i fondatori
di
Padova e di molte altre città del Veneto arrivassero
dalla Troade.
Ma sempre dalla Troade arrivarono anche in Cirenaica, quasi
gemellata con il Veneto proprio dal culto di Antenore che si
sviluppò a dismisura qui e lì sia con i greci
che, poi, con i
romani". Veneti e libici parenti stretti? Da far impazzire
gli
attuali razzisti... "Il razzismo è invenzione recente.
Basterebbe
zoomare su Adria, la città- bazar a un passo da Rovigo
che ha
regalato il suo nome all' Adriatico". Zoomiamo, allora.
"Figuriamoci se in una città come Adria, allora,
c' era tempo o
voglia di guardare il colore della pelle o le ascendenze etniche:
lì arrivavano - passando per il Brennero o il passo del
Resia - le
strade carovaniere del Baltico. Superate le Alpi, percorso l'
Adige arrivavano al porto dove - ad aspettare le ambre, lo stagno,
gli argenti non lavorati - c' erano navi greche, ateniesi e
siracusane, e addirittura pregreche. Sempre qui arrivava l'
altra
rotta delle carovane, quelle che dal Mar Nero andavano e tornavano
lungo la Drava e il Danubio. Ed erano piste già in funzione
nel
secondo millennio prima di Cristo. Dia retta, ad approfondire,
qui
la Preistoria può diventare Storia". Del resto Cacciari
vi ha
promesso un Museo della Laguna per il Duemila... "Sarebbe
davvero
un Museo delle Mille Sorprese: grazie a nuove campagne di
archeologia subacquea e alle tecniche del virtuale si riuscirebbe
a far conoscere a tutti la mappa dei canali, la rete degli approdi
dall' antichità a oggi. Si potrebbe, poi, proseguire
con le
sconvolgenti novità che il ventre della Serenissima restituisce
ogni volta che lo si perlustra come con il Malibran. Ecco: il
nuovo museo - strato dopo strato, capitolo dopo capitolo - ha
una
grande storia segreta da raccontare, un poderoso compito da
assolvere".
DIDASCALIA:
Decorazione a rilievo di un vaso bronzeo del VI secolo a.C.,
particolare (Pesaro, Museo archeologico Oliveriano)
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