Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
04/10/1999
PAGINA:
31
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
MEDIOEVO A PARMA. Uno scenario dominato dall' immagine artistica
incline al gigantismo e all' infinitamente piccolo
TITOLO:
Anno 1000 Un kolossal a colori. Un convegno ha riunito i migliori
studiosi del periodo. Due millenni a confronto
SOMMARIO:
Fiorisce il romanico e con il suo bestiario fatto di pavoni,
fagiani e aquile che sbranano serpenti sembra di vivere a
Macondo. La Bibbia si fa pietra e le pietre si fanno messaggio.
Fra il cielo e la terra la distanza sembra più breve grazie
alle cattedrali che svettano
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Parma E d' improvviso il Romanico sembra Macondo: entrano pavoni a
far la ruota, i fagiani a far da fregio, aquile che sbranano
serpenti... Compare, persino, il cacatua bianco che il Sultano di
Babilonia si era fatto arrivare dalle Molucche per regalarlo a
Federico II di Svevia... Succede al convegno Medioevo: i modelli -
una quattrogiorni di sorprese tra studiosi - non solo quando parla
Julian Gardner, docente all' Università di Warwick, che se li è
andati a cercare quegli strabilianti pennuti in giro per mosaici
di chiese e antichi manoscritti, ma anche quando il proiettore si
mette a sparare altri animali fantastici nello schermo: tutte
pazzie miniate su Bibbie e palinsesti di fine Duecento che,
ingantite così, si fanno a sorpresa grande, folle arte. E poi,
ancora, man mano che i professori del Medioevo arrivati qui
cominciano a mostrare angeloni appena scoperti in Sardegna, o a
dimostrare che quei secoli (bui per noi), erano in realtà
coloratissimi, e a forti tinte per di più: colorato era Wiligelmo
e il suo popolo di statue; variopinte le creature di Arnolfo;
persino il suo San Pietro vaticano, un po' cupo oggi nel bronzo,
allora aveva ancora il mantello dipinto di rosso e degli azzurrini
sparsi qua e là. Più o meno, questi sapienti, sono come noi. Una
volta scassinato il loro linguaggio, forzate certe frasi blindate
tipo " ...l' oggetto in questione ha finora goduto di un approccio
analitico dal taglio eminentemente iconografico-stilistico a
scapito delle valenze ideologiche...", superato il reticolato dei
loro termini in codice come in forma scrittoria, scansate le
raffiche di latino che ti sparano addosso a sorpresa, poi invece a
conoscerli sono come noi. Certo, rispetto al resto del mondo -
loro che il periodo se lo sono studiato per bene - ritengono molto
più moderno, sorprendente e affascinante quel Mille che c' è stato
- con tutte le sue commistioni, l' ampiezza dei sogni, i flussi di
popoli che a ondate si spostavano per il mondo, cambiandolo -
rispetto al 2000 che arriva, irrigidito in frontiere, schemi,
ingiustizie, blindato nella sua semplificata primarietà. Perfino
più divertente il Mille rispetto al Duemila, per loro. E l' arte,
poi... Vuoi mettere la grande arte delle Cattedrali con le
Quadriennali di oggi e le loro sorpresine da parrocchietta? Per
il resto sono come noi, soprattutto a microfoni spenti: si fanno
brillare gli occhi quando parlano delle loro passioni, scambiano
idee al momento del pranzo, sfoderano battute, sparlano dei capi,
affilano pettegolezzi... Oddio, magari stando attenti, ci si
accorge poi che le passioni sono quasi sempre una pieve sperduta
lunga la Via Romea dei pellegrini, oppure un circuito di
hospitales pugliesi che a quei santi viaggiatori dava ricovero
riuscendo, però, a farci soldi su; e che le idee scambiate
riguardano spesso una datazione o un' attribuzione ancora incerta,
o il tipo di colore che Giotto il mago usò per la prima volta.
Affascinanti, insomma... Più o meno in Italia sono cento. E' la
Tribù del Medioevo, l' etnia degli storici dell' arte
specializzati nel periodo bello che va dal VI al XIII secolo,
quello che si fa grande ingoiando l' Antico con tutti i suoi
canoni, e fiorisce nel Romanico prima, per alzarsi poi in volo con
il Gotico delle grandi Cattedrali che bucano quel cielo più alto
che nessuno fino ad allora, se non gli antichi egizi, aveva
raggiunto. La Bibbia si fa pietra, le pietre si fanno messaggio,
ci si inventa il mondo nuovo dopo che le invasioni barbariche
avevano mandato all' aria quello vecchio. Chi poteva è arrivato
qui a Parma per far conoscere ai colleghi anche stranieri (una
decina) le scoperte dell' anno. C' è chi, come Arturo Calzona,
scoperchiando tombe nell' abbazia di Bobbio, ricostruisce la
storia di quel "San Pietro" padano e delle sue reliquie. Chi fruga
tra le sculture di Napoli e Sardegna scovandone sorprendenti
ripetitività (Roberto Coroneo, Università di Cagliari); chi, come
Vinni Lucherini, si presenta al convegno con una truppa di Madonne
che allattano per raffrontare quelle abruzzesi con quelle romane;
e anche chi, come Hjalmar Torp, fruga tra gli incubi scolpiti
dall' Antelami che a sentirlo, raccontato così come fa lui, sembra
piuttosto un surrealista antenato di Topor, o un visionario alla
Jan Mc Ewan: "...L' arbusto che i due topi incessantemente
corrodono e al quale ci teniamo attaccati è la misura della vita
di ciascuno. I topi sono grandi quasi quanto l' uomo...". E via
via sfilano, e si fanno arte, uno dopo l' altro Carlo Magno con le
sue lotte al paganesimo (visto che si era messo in testa di creare
la Città di Dio); il vescovo Teodulfo di Orleans (che già nell'
VIII secolo si pone il problema in questi termini: "Una donna con
un bimbo sulle ginocchia... Se non c' è iscrizione, come si può
sapere se rappresenta la Madonna con Cristo, o Venere ed Enea,
Alcmena con Ercole, Andromachia con Astianatte? L' uomo può essere
salvato senza immagini, non lo può senza la conoscenza di Dio");
il Diavolo presente, orribile, in ogni Chiesa a dare una mano al
grande plagio che proprio allora fece l' Europa cristiana. "Ogni
volta che si guarda un edificio sacro costruito in quegli anni
bisogna tenere a mente che dietro c' è sempre stato un motivo
politico ben preciso per tirarlo su: una volta la lotta all'
eresia, un' altra l' afferma- zione di indipendenza... Fabbricare
una Chiesa e persino il suo posizionamento, significava schierarsi
per il Papa o per l' imperatore. Messaggi in codice, insomma"
spiega Francesco Aceto, dell' Università di Napoli. C' è anche
qualcosa di sacerdotale, sapienziale e antico, nei convegni di
questo tipo, ora che non si parla mai senza diapositive: il
relatore arriva sulla cattedra, la luce rimane solo sul suo volto
e arriva dal basso, dietro pilotate dal pulsantino che non tutti
sanno usare come si deve, lo schermone supporta le frasi,
testimonia le tesi, fa fare il giro del mondo. Come quando tocca
al gran sacerdote di Federico II, il professor Antonio Cadei de La
Sapienza, che parte basso con delle scuse ai colleghi - ché solo
la Germania ha finora pubblicato le sue scoperte sulla derivazione
crociata dei castelli quadrati di Federico, mentre da noi con
tutto il can can che se ne è fatto gli atti non è neanche sicuro
che vedano mai la luce - per poi partire a razzo con un gran tour
tra rocche omayadi e manieri nord europei, finendo per strappar
via al grande svevo quell' alone di innovatore che da sempre l'
accompagna, ma regalandogli invece molti edifici in più, appena
individuati, edificati lungo i suoi confini, tra la Terra di
Lavoro e Napoli. O quando è invece è il turno di Maria Andaloro
che parla veloce veloce delle sue intuizioni- delle "sagome" che
utilizzavano gli antichi pittori per esser certi di riprodurre a
perfezione, in modo quasi seriale, sempre con le stesse giuste
proporzioni mani, vesti, ali dei santissimi che andavano
raffigurando - per lasciar spazio a due sue assistenti, storiche
dell' arte ma anche superinformatizzate - che hanno spiegato
quante implicazioni quell' intuizione, mixata a un qualsiasi
Photoshop di un computer qualunque, si porti dietro; potevano
stupire la platea con effetti speciali, Manuela Viscontini & Paola
Pogliani, e così l' hanno fatto: basta applicare parametri di
misurazione all' affresco e inserire in memoria che tipo di
"sagome" quegli artisti di mille anni fa hanno utilizzato per
realizzarlo, per poi poter censire, raffrontare, identificare con
facilità sorprendente e velocità impensabile finora, dipinti fatti
in giro dalla stessa équipe che presumibilmente usava sempre le
stesse sagome. I professori più anziani ascoltavano affascinati. E
a tratti il convegno diventa, persino, un' inquietante lezione d'
anatomia. La tiene dal pulpito Adriana Pepe: "... Alla base della
colonna si può notare una foglia arricciata a dar decoro all'
insieme...". Purtroppo, però, del complesso romanico pugliese di
cui la professoressa sta parlando, dalla diapositiva, si vede che
è rimasta sì e no solo quella colonna in uno scheletro
scombiccherato di macerie. Altre proiezioni, altri disastri, uno
via l' altro: per cui l' autopsia - e le conseguenti analisi dei
"modelli" risulta facile ma macabro, quasi come visionare il
pancreas di un cadavere già squartato. "Certo il Mille che l'
Italia consegna al 2000 è davvero malridotto" dice Carlo Arturo
Quintavalle che dell' Associazione storici dell' arte italiani del
Medioevo nata qui proprio ieri, è stato fatto presidente (mentre
la presidenza onoraria è, comme il faut, di Angiola Maria
Romanini): "Disastri, negli ultimi 50 anni, ma anche restauri
criminali, disattenzioni politiche... La distruzione del tessuto
storico-paesaggistico è ancora oggi all' ordine del giorno: in un
paese come il nostro che ha il 90 per cento dei suoi centri
storici medievali e zeppi di capolavori di allora, ci siamo solo
noi cento a insegnare l' arte di quel periodo. Dieci volte di più
sono i docenti di Rinascimento, altrettanti quelli di arte
moderna... Le Soprintendenze per lo più non hanno medievalisti. E
di archeologia medievale se ne sente parlare quasi solo
oltrefrontiera, in Francia o Germania. E pensare che non c' è
paesaggio italiano che non nasca in quegli anni: le marcite dei
cistercensi, le pezzature dei benedettini, le grandi bonifiche, i
fiumi spostati...". Forse se i conferenzieri di Parma e i
convegnisti che a metà Ottobre arriveranno a Roma per l' incontro
kolossal sul Paesaggio, prima o poi s' incontrassero e si
parlassero per po' , seriamente, carte e mappe in mano, non
sarebbe male... Per il Mille sarebbe il Duemila.
DIDASCALIA:
"Madonna col bambino" (Cattedrale di Reggio Emilia). In alto, a
destra"Fanciullo con il drago"(Duomo di Modena), a
sinistra"Lunetta" (Pieve di Santa Maria, R E)
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