Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
22/08/1999
PAGINA:
22
SEZIONE:
CRONACA
OCCHIELLO:
A 2295 anni dal famoso incendio che la distrusse a dicembre
l'
inaugurazione della maestosa sede. Riparte con 400 mila volumi:
obiettivo otto milioni. Quest'arca del sapere, secondo Jorge
Amado, "è il progetto culturale più importante
del secolo"
TITOLO:
Così rinasce l' Alessandrina l' antica biblioteca del
mondo. Una
storia incredibile da Tolomeo a Cleopatra: qui vennero tradotte
le Scritture, furono catalogati Omero ed Eschilo e fu inventato
l' asterisco
AUTORE:
dal nostro inviato SERGIO FRAU
TESTO:
ALESSANDRIA D' EGITTO - Ma davvero il colpevole è Cesare?
O
piuttosto Zenobia, regina di Palmira? O i soldati bigotti di
Teodosio, "il purificatore"? O furono, invece, gli
arabi di Amr
ibn al-As? Chi, e quando, abbia bruciato agli alessandrini la
loro
antica biblioteca creata nel 295 a. C. ancora non si sa. Questa,
comunque, gliel' hanno progettata i norvegesi del gruppo Snohetta
e - giurano - aprirà a dicembre. E' mastodontica, ma
alta solo 33
metri. Circolare, con un diametro di 160 metri, e, sbilenca
verso
la costa, vuol far rumore nel mondo degli architetti, almeno
quanto lo fece l' anno passato O. Gehry con il suo Guggenheim
a
Bilbao. E ci riuscirà: interrompe per 305 metri, vistosa
ma anche
maestosa, una muraglia di palazzoni fronte mare tirati su negli
anni ' 50, quando Alessandria - insieme a mezzo mondo - decise
di
smetterla di essere bella. Lì di fianco un altro colosso
- il
nuovo Palazzo dei Congressi, tutto giocato incastrando piramidi-
l' aiuta a fare un figurone, brutto com' è. Il grosso,
ormai, è
fatto: 150 mila metri cubi di cemento, poi armato, 45 chilometri
di tubi, altri 50 di fili elettrici, centinaia di lastre di
vetro
per brillare al sole... L' astronave più pesante del
mondo è
pressoché pronta al decollo: e sì, riparte l'
Alessandrina, la
Biblioteca più famosa della Storia. Peccato che le sue
possenti
fondamenta abbiano triturato prima, inglobato poi, quel che
restava del Palazzo Reale dei Tolomei e l' enorme cisterna
sotterranea che li dissetava. (Disperati gli archeologi, in
fretta
e furia, nel bel mezzo del conto alla rovescia già iniziato
per
gli sbancamenti da un' équipe italo-araba, hanno salvato
il
salvabile: quattro statue, qualche mosaico, un po' di lucerne...).
Strana storia, davvero, questa della Biblioteca cannibale che
si
mangia la storia di Alessandria per raccontare gli antichi fasti.
Talmente cannibale che - sussurrano qui - sta succhiando via
soldi
e carburante a tutte le altre biblioteche d' Egitto, ché
tanto
nessuno di quelle ne sa nulla e non c' è "ritorno
d' immagine"...
L' importante però, ora, è decollare. Certo, resta
da riempire d'
acqua il fossato che la circonda; da ultimare due degli otto
piani
all' interno; da finire di piazzare i pannelli di rivestimento
in
granito grigio di Assuan, arrivati quassù all' antica
- via Nilo -
su cui scalpellini egiziani guidati dalla computer grafica hanno
inciso, all' antica, frasi in tutte le lingue e i caratteri
del
mondo intero... Ma ci sono mille operai "strapagati"
a 150 dollari
al mese e ci si lavora con due turni, 24 ore al giorno. Proprio
davanti al nuovo colosso c' è il mare antico dei mille
sogni, del
Palazzo di Cleopatra inghiottito dalla sabbia qui sotto, del
Faro
più scintillante dell' antichità che salta fuori
pezzo a pezzo,
delle navi che per entrare in porto dovevano prima consegnare
i
libri che avevano a bordo in modo che redattori e capiredattori
dei Tolomei potessero esaminarli, passarli, copiarli, lavorarci
su
e sistemarli per bene nella loro portentosa Biblioteca. Questa
di
ora è costata 350 miliardi più o meno (in gran
parte
petrodollari), messi insieme con una poderosa colletta tra i
paesi
più ricchi del mondo. A parole e sulla carta - ma anche
per Jorge
Amado che l' ha scritto nero su bianco - dovrebbe, o potrebbe,
essere "il progetto culturale più importante del
secolo": la
"Madre di tutte le Biblioteche" che torna, alla grande,
per far da
arca a tutto il sapere del mondo. Visto, però, il recente
flop
della TGB, la "Tres Grande Bibliotécque" parigina
voluta da
Mitterrand, è bene tenere incrociate le dita e affidarsi
agli
"InschAllah", se Dio vuole... "Se Dio vuole diventerà
di nuovo il
luogo della memoria per la cultura del mondo intero" azzarda
il
professor Mohsen Zahran, docente di architettura e urbanistica
prima di essere dirottato - nell' 88, con la posa della prima
pietra - sulla poltrona che, nei tre secoli prima di Cristo,
fu di
Zenone, di Callimaco, di Eratostene... "Vogliamo diventare
un
punto di riferimento per chiunque si occupi di storie e geografie
e vita del Mediterraneo... Da un punto di vista urbanistico,
poi,
questo nostro "grande sole di granito che scivola in mare"
è un
classico "segnale forte", adattissimo a resuscitare
un tratto del
lungomare di Alessandria particolarmente degradato". E
prosegue:
"Quattrocentomila volumi per l' apertura, il resto è
virtuale. E
sì, anche se l' obbiettivo è di raccogliere qui
dentro, in una
quarantina di anni, otto milioni di volumi - storia e storie
dei
popoli mediterranei, soprattutto - la sfida vera è con
l'
informatica al servizio della cultura: saremo collegati in rete
con i più grandi archivi del mondo... Anche in questo
l' Unesco ci
sta dando, fin dall' inizio, una grande mano. Basterà
che in un
posto qualsiasi del mondo clicchino il nostro sito
"http://www.bibalex.gov.eg." per trovare quel che
si cerca, per
essere dentro l' Alessandrina". Già adesso, ogni
domanda si fa al
professore, è come cliccare un file. Musei? "C'
è al piano terra
un museo che racconta Alessandria e l' antica biblioteca. A
farlo
ancora più bello ci saranno tutte le statue che abbiamo
trovato
sbancando il terreno qui sotto dov' erano i Palazzi reali (sic!).
E la vede quell' enorme palla là fuori? E' il nostro
planetario:
lì si vedranno cielo e stelle e vi terremo le esposizioni
di
carattere scientifico. E poi un museo della calligrafia,
esposizioni temporanee...". Clic su "Aiuti"?
"Di mille tipi: il
British Museum ci ha promesso una copia della Stele di Rosetta,
il
roccione di basalto nero che, grazie alla sua iscrizione
trilingue, permise all' Egitto di recuperare lingua e memoria;
il
Museo Egizio di Torino ci darà un facsimile del papiro
de "Il
libro dei morti"; l' Accademia di lingua araba di Cordova
ci ha
già regalato collezioni intere microfilmate dei manoscritti
arabi
in loro possesso e 2000 libri; altri 500 volumi preziosi sono
arrivati dai cechi; la Francia sta istallandoci un supersistema
informatico da 38,5 milioni di euro; i tedeschi regalano un
loro
sistema di trasporto libri automatico...". Altro? "Una
biblioteca
speciale per ciechi - con l' arabo in braille - offerta dagli
Emirati; un atelier di restauro, dono degli italiani. E, poi,
c' è
Isis che, stavolta, serve a far da sigla per un corso di scienza
dell' informazione...". I mugugni in giro - ovvero che
il tutto,
senza uno staff di altissimo livello, rischi di trasformarsi
in un
colossale "bric à brac" della cultura mediterranea
- non lo
sfiorano proprio. O forse li ha messi in conto. Del resto quanta
ironia, allora, anche sull' antica Biblioteca... Proprio
cliccando su "Antico", il professore si accende a
stento, e
comunque si scarica subito: "Tra gli antichi bibliotecari
chi
preferisco? Forse Callimaco: quello che ha fatto più
ordine". E la
spegne lì. E non si capisce se smorza perché terrorizzato
all'
idea di entrare in un "file" grande come l' intero
mondo antico, o
perché la sua memoria è tutta presa dal conto
alla rovescia del
decollo prossimo venturo, o perché il tema gli esce dalle
orecchie. Fattostà che, invece, l' argomento c' è...
Per Giove
Serapide, se c' è! Basti pensare alle traduzioni in greco
che qui
avvenivano. Come quella dei Sacri Libri degli ebrei affidata
a 72
intellettuali chiamati a gruppi, apposta a rappresentare al
meglio
le tribù di Israele. Figurarsi che Luciano Canfora, gran
sacerdote
della storia delle biblioteche e storico proprio dell' antica
Alessandrina, dice: "Senza quella traduzione in greco Londra
e
Roma sarebbero ancora pagane e "le Scritture "non
sarebbero
conosciute più del "Libro dei Morti" degli
Egiziani". Storia di
follia e di metodo quella di Tolomeo il Salvatore e della sua
biblioteca... La fantasia - si sa - è un virus, contagia.
E
Aristotele ebbe modo così di cambiare prima le teste,
poi il
mondo. E sì, perché quei suoi insegnamenti ad
Alessandro (ma
ascoltati anche dai compagni di classe Tolomeo, Seleuco, Attalo...
che poi si spartirono l' impero alla morte del sovrano), si
diffusero ovunque man mano che la fantasia saliva in trono.
Tutti
discepoli - ma anche, quasi, apostoli - di un cristo laico che
non
promettendo altre vite, voleva perfetta questa qui. Comincia
Alessandro a far belle le terre che man mano diventavano sue,
a
circuirne gli intellettuali, a copiarne i libri. Fa Alessandrie
dappertutto, una sessantina. Tutte città ideali - come
teorizzava
professor Aristotile - ma è questa quella che gli riesce
meglio:
non solo perché il posto - un villaggetto di pescatori
con due
insenature che riparano qualsiasi burrasca ci sia - glielo aveva
consigliato in sogno addirittura Omero, ma anche perché,
dovendo
continuare il suo possente risiko fino all' Indo, pensa bene
di
affidarla a Tolomeo che si circonda da subito di fior di cervelli.
Diventa una calamita Alessandria con lui, e con suo figlio
Tolomeo II il Filadelfo. Continua ad attrarre anche con il III
e
con tutti i Tolomei che seguiranno fino all' ultima, la coltissima
Cleopatra "la bella". Zenodoto il primo bibliotecario
lo assumono
da Efeso; Callimaco (il secondo) da Cirene in Libia; Aristofane
arriva da Bisanzio; Aristarco da Samotracia... Nel suo
Museo-laboratorio che fa tutt' uno con la Biblioteca, arriva
gran
bella gente da tutto il Mediterraneo: Conone da Samo a studiare
le
eclissi, Euclide a far teoremi, Gallieno di Pergamo a sezionare
cadaveri, Archimede da Siracusa per uno stage. (Che sentir parlare
oggi di frontiere chiuse...). Avviene qui il più poderoso
lavoro
di editing mai compiuto nella storia dell' editoria: si passa
Omero, Eschilo, Euripide... Se ne scelgono le versioni migliori
tra quelle che arrivano nel porto di Alessandria. Li si ripulisce
per bene, li si taglia, si omogeneizza il linguaggio, li si
titola... E dovendo, però, decidere anche sulle parole
più giuste,
o sui passi che funzionano meglio, nascono qui la critica
letteraria e la filogia a far da giudici, fin da allora. Partono
in quegli anni dal Palazzo Reale missive ruffiane ai potenti
del
mondo antico perché spediscano qui in prestito i loro
libri più
importanti, ché possano almeno essere copiati. E con
gli ateniesi
che non si fidano del tutto e chiedono denaro in pegno, Tolomeo
dice prima sì, poi, però, rimanda le copie, rinuncia
ai soldi e
tutto contento s' inguatta gli originali. C' è da dire
che i soldi
non gli mancano di certo: sempre lui sorveglia il copyright
sui
papiri, vanto e monopolio di Alessandria, diventati a un certo
punto talmente cari, che un altro regno ellenistico, la Pergamo
dell' ex compagno di banco Attalo, è costretto a inventarsi
la
pergamena, sgozzando agnelli a tutto spiano, pur di continuare
a
scrivere e a far crescere la propria biblioteca. Con la fantasia
al potere e tanti soldi da giocarci su, i Tolomei regalarono
al
Mediterraneo una serie di brevetti che ancora oggi tutti usano.
Il
più piccolo? L' asterisco ("la stellina", in
greco), nato insieme
alle note al testo. Il più usato? L' impianto grammaticale
(con
tutta la sua nomenclatura di "avverbi", "congiuntivi",
"accusativi" & C.) che ci portiamo dietro da allora.
Il più
poetico? Il flauto di Pan che, nel 175 a.C., si fa di bronzo,
s'
ingigantisce, si fornisce di pompe idrauliche per diventare
l'
organo che ancor oggi serve messa. Certo non sarà facilissimo
per
il futuro, essere all' altezza di tanto passato. Il rischio?
L' ha
segnalato in un suo scritto Jean Bingen, egittologo belga ma
specializzato poi in ellenismo: "Speriamo non ne venga
fuori un
Santuario alle Muse informatiche, inginocchiate e riverenti
ai
piedi di un Apollo a raggi laser!".
DIDASCALIA:
Il Faro simbolo Il Faro di Alessandria (a destra) - che sta
tornando alla luce pezzo a pezzo dal mare - è l' immagine
simbolo
del progetto della nuova biblioteca alessandrina costata finora
350 miliardi Progetto norvegese Alta solo 33 metri, circolare,
con un diametro di 160 metri, l' Alessandrina (foto sopra) è
stata progettata dai norvegesi del gruppo Snohetta (a sinistra
il
premier norvegese in visita al cantiere)
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