Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
07/08/1999
PAGINA:
28
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
La successione alla guida della Scuola italiana di Atene sta
diventando un "caso", quasi una piccola guerra
TITOLO:
I veri misteri dell'archeologia
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Roma Alzi un capitello e trovi gli scorpioni... Dopo 22 anni
sembrava proprio che il professor Antonino Di Vita, stavolta,
dovesse lasciare il timone della Scuola Archeologica Italiana
di
Atene. Certo, finora lo avevano beneficato leggi e codicilli
che
nell' ' 86 - giusto in scadenza di incarico - glielo avevano
prolungato a sorpresa. Ma adesso, ormai... Del resto i motivi
per
lasciare c' erano tutti: il mandato scaduto il 21 maggio; l'
incarico che prevede quattro anni di impegno (mentre lui tra
due
va in pensione)... Ma anche - si supponeva - il desiderio che,
di
solito, si sente alla sua età di non dover più
gestire un budget
miliardario e poter, magari, dedicarsi interamente alla ricerca...
E poi, soprattutto, quei suoi 72 anni - che all' estero avrebbero
spinto a dignitosissime cariche onorifiche chiunque, da tempo.
E
invece no: in Italia no. Per quel suo posto di Atene il Comitato
tecnico dei Beni culturali aveva approvato altri due candidati
con
carte perfettamente in regola: Emanuele Greco, classe 1945,
e
Antonio Giuliano, classe 1930, entrambi stimati ordinari di
Archeologia classica, il primo all' Orientale di Napoli, il
secondo a Tor Vergata. In corsa si era, però, aggiunto
di nuovo
anche lui, il professor Di Vita, chiedendo di rimanere solo
per un
paio di anni ancora, giusto il tempo di finire la carriera giù
ad
Atene. Sembrerebbe solo una storia strappacuore, se di rinforzo
a
questa sua supplica non si fossero mossi in coro, e a voce
altissima, gran bei nomi- dal Ministro degli Esteri Lamberto
Dini,
fino al vicepresidente della Camera, Carlo Pace - che hanno
sentito il dovere di intervenire a titolo personale non avendo
alcun diritto per farlo ufficialmente. Dini avrebbe non solo
raccomandato Di Vita per scritto alla Melandri ("... Auspico
vivamente che il Professore possa continuare a dirigere per
il
prossimo quadriennio l' Istituto") ma anche segnalato che
la sua
dipartita getterebbe nel rammarico l' intera Grecia della Cultura.
Cosa assai grave che la Grecia, peraltro, smentisce: ad Atene
sanno benissimo che si tratterebbe di una pesante ingerenza
nelle
decisioni di quei ministri italiani che, soli, di questa nomina
hanno il dovere di occuparsi. E cioè: Giovanna Melandri
(Beni
culturali) in accordo con Ortensio Zecchino (Università
&
Ricerca), i quali giusto in questi giorni dovrebbero vedersi
per
scegliere il nome che "rilanci e potenzi" la sede
ateniese. Tutto
l' affetto che circonda Di Vita sarebbe persino struggente se
pur
di farlo sembrare il più adatto, non si fossero linciati
a parole
gli altri due candidati. A vedere come pericoloso un ricambio
generazionale su quella poltrona c' è sopra tutti il
professor
Giovanni Pugliese Carratelli, classe 1911, grande vecchio
potentissimo che ha schierato in appoggio a Di Vita - anche
lui
senza averne titolo - le firme di 93 docenti 93. Su tutt' altro
fronte, strabiliati dalla pesantezza dell' offensiva contro
i
professori Greco e Giuliano, si stanno organizzando solo ora,
importanti nomi dell' archeologia europea: da Andrea Carandini
a
Filippo Coarelli, da Mario Lombardo a Daniele Manacorda, a Mario
Torelli, a Sergio Rinaldi Tufi, a Louis Godart, a Bruno d'
Agostino, Jean Pierre Vernant, a Michel Gras... Tutti insieme
-
definiti, in blocco, su La Stampa, "i fans del professor
Greco" -
gridano, indignati allo scandalo, a "nomine vitalizie che
neanche
il terzo mondo...", denunciano un' operazione datata Prima
Repubblica. E se la datano così gli archeologi...
DIDASCALIA:
Un dipinto su un vaso greco del V secolo a.C.
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