Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
17/04/1999
PAGINA:
36
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
DA OGGI UN NUOVO MUSEO
TITOLO:
I greci all' assalto di Ischia Vasi, bronzi, strumenti.Tra
mille pezzi esposti ci sono dei tesori che dimostrano l' arrivo
degli Eubei già nell' VIII secolo a.C. Quasi l' avanguardia
delle prime colonie
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Lacco Ameno (Ischia) Nell' VIII secolo avanti Cristo - ormai è
certo - dalla Grecia vi arrivarono gli Eubei, grandi mercanti. Vi
portarono la scrittura, tecniche per lavorare i metalli, mille
vasi decorati con le loro geometrie... Vi lasciarono, affollate
necropoli e villaggi intatti sotto il fango. Nella metà del XX
secolo dopo Cristo, da Milano vi sbarcò Angelo Rizzoli, editore e
produttore, un self made man alla meneghina che è ancora un mito.
Vi portò Maria Callas, Liz Taylor, Walter Chiari, ma anche Pietro
Nenni, Giovanni Gronchi, Fanfani, Mina... Vi lasciò due
maxialberghi, un eliporto, un ospedale battezzato con il nome di
sua moglie, Anna. Ora, per uno di quegli scherzi che solo il caso
sa fare, le due storie si fondono per sempre: oggi, infatti, Villa
Arbusto, la bella costruzione settecentesca acquistata negli anni
' 50 da Rizzoli, diventa il Museo Archeologico dell' Isola d'
Ischia. E il suo parco delle feste vista- mare, restaurato, sarà
in parte passeggiata per chi viene a vedere la collezione di
antichità esposte, e in parte laboratorio di scavo all' aperto per
altra roba grossa che hanno trovato qui sotto, facendo altri
lavori. Così quello che era stato definito il Museo che non c' è
- visto che se ne parlava già dal 1977, e che il catalogo era già
pronto e stampato nel 1994 - finalmente ora c' è. E c' è anche chi
l' ha già battezzato Museo Buchner. E in realtà, Giorgio Buchner,
se lo meriterebbe proprio: dei mille pezzi che il nuovo museo
presenta, 998 li ha scavati lui, negli ultimi 47 anni. Strano,
fascinoso, personaggio questo ischitano nato in Baviera. Qui a
Ischia ha catalogato più di 700 tombe; descritto con minuzia
migliaia di reperti. Li ha fotografati all' alba, solo in quei
momenti quando le luci erano giuste per la sua Hasselblad. E'
preciso su tutto, minuzioso, dettagliato, serissimo. Persino
quando ti si presenta - subito dopo la stretta di mano e un
Buongiorno ancora tedesco, dopo più di 50 anni di vita ischitana -
ti appioppa cinque fogli scritti a mano in bell' ordine in cui -
dopo la prima riga in cui scrive "Giorgio Buchner. Monaco di
Baviera 8/8/1914 - Ischia .....?" - stipa ben ordinate per date
non solo la sua di vita ma anche quella del padre, lo zoologo Paul
B. Buchner, il primo in famiglia ad avere nel 1909 un colpo di
fulmine per quest' isola dove poi, nel ' 30, riuscì a costruirsi
una bella casa . Doveva fare lo zoologo anche lui. Poi, d'
improvviso, nel ' 27, quelle righe di Julius Beloch, scritte nel
1890 e lette su un libro appena acquistato dal padre, da cui viene
a sapere che il promontorio del Monte Vico che sovrasta Lacco
Ameno era pieno di cocci, e che giù, nella Valle di San Montano lì
sotto, erano state trovate delle sepolture del V secolo, e che già
Tito Livio raccontava che i Greci dell' Eubea, prima ancora di
fondare Cuma si erano stabiliti nell' isola... Racconta Buchner:
"Il Beloch chiudeva quel passo con la speranza che nuovi
ritrovamenti confermassero le asserzioni di Livio. La sentii come
un impegno. Ero ancora al liceo: capii, però, che l' archeologia
sarebbe stata la mia vita". Studi a Breslavia, a Lipsia, poi via
da Hitler con la cittadinanza italiana, la laurea a Roma nel ' 38
con una tesi che già racchiudeva il Dna dell' intera sua
esistenza: Vita e dimora umana nelle Isole Flegree dalla
preistoria ai tempi romani. Ovvero quel che - 61 anni dopo -
racconta ora il Museo di Villa Arbusto. Solo che allora, quando
lui la scrisse, c' era poco o niente a dar ragione a Tito Livio...
Erano anni, quelli, in cui i grandi dell' archeologia di qui,
tutti presi dai portenti di Pompei ed Ercolano e Paestum, Ischia -
la Pithecusa degli antichi - la snobbavano un po' . Al massimo le
concedevano di esser stata uno scalo, ma certo non una colonia...
Figurarsi, poi, se potevano ammettere che, per di più, fosse la
prima delle colonie greche in Italia, la trisnonna della Magna
Grecia... E invece, pezzo su pezzo, Buchner che nel ' 49 riuscì a
farsi assumere alla Soprintendenza con delega su Ischia - scavando
ogni anno che ha potuto, da aprile a giugno - è riuscito a
dimostrarlo. Ed eccoli, ora, in vetrina i tesori di tutti quei
suoi scavi fatti con Giosuè e Peppiniello, assistenti ormai
ottantenni anche loro - invitati d' onore all' inaugurazione di
oggi - a raccontare mille anni di Ischia da quel 730 a.C. alla
Roma trionfante fin qui, con i suoi marmi scolpiti per sdebitarsi
dalle grazie ricevute dalle acque termali dell' isola. Angelo
Rizzoli aveva visto giusto: il posto che ora è museo è talmente
bello che dentro si sono potuti permettere un allestimento serio,
al servizio dei pezzi che deve presentare, con tanto di didascalie
e schede di spiegazione. (Niente a che vedere con il bailamme - un
post moderno un po' arruffato, impaginato come i tabloid popolari
inglesi - appena messo in piedi a Napoli per la mostra pompeiana
"Homo Faber" dove splendidi mosaici, affreschi delicatissimi,
sculture stupefacenti, per essere guardati con l' attenzione che
meritano devono fare a gara - e vincere - con una selva di
computer, e video, e fotoriproduzioni, e scritte di ogni
dimensione, e macchinari appena ricostruiti. E male, perdipiù: c'
è un mulino che, a ogni giro, spande acqua dappertutto tranne dove
dovrebbe, facendo fare una pessima figura agli innocenti pompeiani
che certo sapevano costruirlo e farlo funzionare per bene.).
Vetrina dopo vetrina, nel museo, attraverso la roba delle tombe
resuscita la vita di quei greci avventurosi che si spinsero qua.
Si vede - dalle mille forme dei vasi, dai loro decori - che gli
Eubei finalmente arrivano, ma senza donne: tra gli spilloni
ritrovati, infatti, non ce n' è neppure uno del tipo che le
signore dell' Eubea portavano all' epoca di quelle prime
scorribande d' emigrazione. Spiega Costanza Gialanella, direttore
archeologico per l' isola, che con Buchner fa tandem ormai da una
ventina d' anni avendoci scavato da studentessa e avendone poi
preso il posto: "Deve essere andata come succedeva allora: gli
Eubei sbarcano, fanno fuori i maschi indigeni, fanno loro le
donne, adottano i piccoli. E si crea così la nuova società:
mercanti, pescatori, fabbri, vasai...". Quante storie questi pezzi
in mostra si portano dietro... Piccoli tesori per chi sa
guardarli, solo cocci per chi non lo sa fare. Angelone Rizzoli, ad
esempio... "Un anno, negli anni ' 50, Rizzoli si interessò al mio
lavoro", racconta Buchner. "Gli spiegai le mie ipotesi, le mie
ricerche. Ci misi tanta di quella passione che finì per darmi un
milione di allora per i miei scavi. Salutandomi preannunciò:
"Vedremo tra un anno cos' ha trovato". Quando tornò gli mostrai
felice i nuovi vasi, le sculturine di terracotta... Non disse una
parola. Non l' ho più visto". Scrutando le vetrine, c' è chi
stupirà di quanto poco, tutto sommato, sia cambiato da allora: c'
è persino una vetrina con delle rondelle di argilla per giocarci
come boccette, passatempo andato avanti finora da queste parti. O
di quanto intensi fossero allora i corti circuiti tra culture e
religioni del Mediterraneo: in molte tombe - insieme a brocche e
coppe per bere nell' aldilà - sono stati trovati degli scarabei
egizi a benedire la nuova vita dopo la morte. Uno è eccezionale:
vi è inciso il nome di Bokchoris, un faraone morto nel 712, che
così dà una data a tutto. E poi i lingotti di piombo, la roba da
pesca, i pesi per il telaio, gli strumenti del lavoro... C' è
anche chi - come il parterre dei re dell' archeologia
internazionale che è appena arrivato qui, da Londra, Berlino,
Parigi, per l' inaugurazione - si emozionerà soprattutto davanti
alla Coppa di Nestore, un tesoretto d' argilla alto una decina di
centimetri, datato 725 a.C.. è la supestar del museo: sono oltre
cento i titoli ad essa dedicati da quando fu trovata - da Buchner,
ovviamente - in una ricca tomba a cremazione. Tutta la sua
importanza è racchiusa in quelle tre righette spennellate da
destra a sinistra - secondo un alfabeto greco ma ancora mezzo
fenicio - che recitano: "...Di Nestore la coppa buona a bersi. Ma
chi beva da questa coppa, subito quello sarà preso dal desiderio
d' amore per Afrodite dalla bella corona...". Un vero portento per
chi conosce bene Omero e quella scena, e che la ritrova - citata
con altre parole - in questa che è la prima scritta greca in
Italia. Tanti pubblici, diversi tra loro, ma tutti insieme qui, a
festeggiare Buchner, il grande vecchio che ce l' ha fatta. E che
sogna nuove vittorie, come trovare, prima o poi, le tombe degli
antichi principi di Pithecusa: "Da qualche parte devono pur
esserci, ne sono certo". A rendergli omaggio non ci sarà il
ministro dei Beni culturali: e sì che sarebbe spettato a Giovanna
Melandri - lo Stato - dire "Bravo! E grazie" non solo a Buchner,
ma anche a Lacco, un comune piccolo piccolo che azzarda, a spese
sue, la scommessa su cultura e memoria.
DIDASCALIA:
Ex voto in argilla del VII secolo Sotto, un unguentario a forma
di civetta. Sopra il titolo, una vecchia immagine di Ischia
A
sinistra, l' isola in una stampa antica
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