Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria

TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
29/10/2000
PAGINA:
40
SEZIONE:
CULTURA
OCCHIELLO:
Fo e Rame hanno messo il loro enorme archivio in Internet
TITOLO:
franca & dario finiti nella rete
SOMMARIO:
Cinquant' anni di carriera attraverso milioni di documenti e
testimonianze private accessibili a chiunque voglia consultarli
AUTORE:
sergio frau
TESTO:
E' ora: comincia la Grande Marcia! Un milione di "file" rosso
shocking - un'invincibile armata di documenti, già ben ordinati e
schierati in quaranta gigabytes - oltrepassa la frontiera alla
conquista del Villaggio Globale. Dalla realtà "reale" i documenti
erano già entrati, qualche tempo fa, nel Paese virtuale dei "Data
- base", dove però erano stati notati solo da chi faceva ricerca.
Ora dai "Database" questa nuova avanzata: i "files" rossi iniziano
da domani a invadere il mondo di Internet, a portata di mouse per
tutti. No, non è la rivoluzione. Ma quasi: è l'intero archivio di
Franca Rame e Dario Fo infatti che, man mano, entrerà in Rete.
Cinquant'anni fitti fitti di carriera, moltiplicati due. Storie,
fabulazzi, fantasie, risate, solidarietà, lotte, drammi e cronache
moltiplicati per la Storia e per tutti noi: uno strabiliante album
di famiglia del Dopoguerra dove coabitano Giuan Padan ed Ettore
Bernabei; Fra Dolcino e il Sifar; Mistero Buffo e misteri nostri,
tragici; Isabella, le tre caravelle, Soccorso Rosso e decine di
chili del Dossier Sofri, quelli che son serviti per lo spettacolo
- arringa in sua difesa. Organizzare pompe magne - soprattutto
nell'anno del Giubileo - per l'apertura dei due portali
elettronici che conducono all'archivio - www.franca rame.it e
www.dariofo.it - che da domani si spalancano per tutti i loro
fedeli, non è loro stile. Niente comunicati stampa, niente
manifesti con su scritto "Fatto! Fatto! Fatto! Fatto!": niente di
niente. Un lavoro enorme, silenzioso, che smentisce Borges: non
solo la Biblioteca di Babele è in ordine; ma anche la mappa uno a
uno - giorno per giorno - di due vite, dei loro mille personaggi,
della galassia umana che hanno avuto a che fare con loro, diventa
realtà. Virtuale, ma realtà. Centoventi spettacoli (almeno 60
inediti) faranno da nocciolo duro: ne verranno fornite non solo
genealogie, prime stesure, rifacimenti e copioni definitivi, ma
anche bozzetti di costumi, le scene, e locandine, manifesti,
cronistoria delle rappresentazioni, critiche, problemi quando li
hanno avuti. Ma poi, in lungo e in largo ventimila schede di
catalogazione, tutte chiuse tra la "A" di Amarti è il mio destino
alla "Z" di Zitti, stiamo precipitando, passando, però, per la "B"
della Baraldini, la "C" di Chichirichì (per la radio) e di
Cocoricò (per il teatro), la "V" di "volantini"... L'elenco
completo dei temi sarà in rete da domani. Ogni tema si porta
dietro decine di sotto "file": via via che, dall'archivio
digitalizzato attuale, i dati confluiranno in Internet - a
riempire le categorie rendendole consultabili - i titoletti, da
rossi, diventeranno verdi, a indicare "Via Libera". Prove aperte,
insomma, come a teatro; lavori in corso davanti al loro pubblico
di sempre. "Lavori in corsa", corregge Marco Scordo, il mago
dell'elettronica che affianca con un'équipe Franca Rame per
l'archiviazione digitalizzata. "Lavori in corsa", sorride anche
Eleonora Albanese che ha appena finito di costruire la grafica di
questo sito a due piazze. Clicchi e c'è un Gillo Pontecorvo che
scrive, nel 1962, appena vista una loro Canzonissima: "... E' la
prima che la vedo perché non ho la televisione in casa. Sono
entusiasta. La prova è che vinco la mia pigrizia patologica per
scrivertelo..."; e un Visconti che telegrafa dopo che il gran
sacerdote della Rai monoteista e monopolista, Ettore Bernabei,
gliel'ha bloccata: " Vi invio tutta la mia simpatia e la mia
incondizionata solidarietà... Luchino". Due Italie in memoria: la
"loro" e l'altra, potente, e poi inquietante, contro di loro. Una
vera miniera per storici e letterati. Racconta Fo: "Rivedendo
tutti insieme quei prologhi d'attualità che dal '69 hanno sempre
introdotto Mistero Buffo mi è saltato fuori, a sorpresa, il
racconto della Storia: trent'anni di gran brutte storie. C'era
sempre chi ci avvertiva che era appena successo qualcosa di
grosso. Così la cronaca entrava, subito, nello spettacolo: la
strage di Piazza Fontana, Pinelli, i marines che giravano in Iraq
con le galline sulla spalla per verificare che non ci fossero
gas... Siamo stati i primi in Italia, la sera stessa - grazie a
una telefonata dall'Inghilterra - a dare la notizia dei cinquemila
uccisi con un colpo solo in Iraq". Racconta la Rame:
"L'affascinante, per chi ama il teatro, sarà entrare all'interno
dei meccanismi: rifacimenti, revisioni, aggiornamenti, tagli,
commedie faticate a lungo e magari poi scartate da noi dopo un
consiglio di famiglia... Di ogni opera c'è tutto, ho sempre tenuto
tutto". Franca... Franca delle Meraviglie e degli effetti
speciali, a sorpresa. Spalanca gli armadi, uno via l'altro: quello
dei video, dei copioni, delle lettere, delle critiche; quello che
sa di muffa è Soccorso Rosso; quello delle cartelline gialle o
rosse con gli appunti ancora da sviluppare; quello con le
locandine e i documenti dei Rame, la sua famigliona di burattinai
e marionettisti che con l'arrivo del cinema si dovette
riconvertire al "teatro di persona" permettendole però, così, di
debuttare a otto giorni nella parte dell'infante di Genoveffa di
Brabante. E, a ogni armadio, sembra dirti: "Ecco i miei
gioielli!". E ha ragione lei. In rete, prima o poi, ci finirà
persino la storiella su un altro Nobel, l'economista Franco
Modigliani. Un amico di Jacopo gliel'ha regalata l'anno scorso,
per i 70 anni. Sono poche righe, servono però a introdurre la
genesi di quest'archivio. Allora: "Subito dopo Stoccolma, pur di
sfuggire all'assedio dei giornalisti, Modigliani e sua moglie
partono per un giro americano in auto. Si fermano a far benzina e,
appena la signora Modigliani vede avvicinarsi il pompista -
stropicciato, vecchiarello, scarrupato, bisunto - scende al volo
per abbracciarlo. Lo coccola un po', un bacio e torna in macchina
che ancora sorride. Modigliani le chiede: "Chi è? Chi era?". E
lei: "Il mio fidanzato, prima di te". E lui: "Ti è andata bene,
però: poi, invece, hai finito per sposare un Nobel...". E lei
pronta: "Se lo avessi sposato, il Nobel lo avrebbero dato a
lui"...". Si diverte Franca a riguardare quel foglietto; è finito
in una cartellina rossa con un'altra sua battuta appuntata a mano,
a caratteri grandi: "Perché le donne non vincono quasi mai il
Nobel? Perché dietro non hanno una moglie che si fa il mazzo ad
aiutarle". Un faldone per i bigliettini con su scritto "Franca for
Milano" - che cominciano ad arrivarle da quando il tam tam
meneghino la indica come possibile sindaco - non l'ha ancora
fatto. Forse per scaramanzia. Ma lo farà, c'è da giurarci che lo
farà: da sempre è lei che ha raccolto, ordinato e conservato
tutto. "Manca solo quello che Dario mi ha perduto", ride. E Dario:
"Per l'ordine vengo considerato un intoppo, un inciampo, una
iattura...". E Jacopo: "Me la ricordo ancora mamma in camerino:
calze a rete, baby doll e vinavil... Approfittava di ogni pausa
per mettersi lì a incollare le cose che li riguardavano.
L'archivio cominciò così con quel baule di ritagli che andava in
tournée con i miei". Franca non ha più smesso. Anzi, con
l'elettronica, ha avuto una scossa di accelerazione: in cambio di
un doppiaggio di Dario, ormai Nobel, per una pubblicità Apple,
rifiutò i soldi per chiedere invece computer e "knowhow" E
siccome, poi, dalle migliori università del mondo arrivava sempre
qualcuno lì a studiarli, lei ne approfittava per metterli sotto a
schedare, archiviare, memorizzare. Tutt'insieme questa valanga di
roba racconta così - come un caleidoscopio elettronico - storie e
microstorie del Nobel più pazzo del mondo e di Franca ai doppi
comandi per tutta l'avventura, da quando ragazzi - lui ventottenne
magro magro, tutto denti in fuori e occhi accesi, lei
venticinquenne strepitosamente bella - si sposarono in chiesa nel
1954 e, non sapendo granché di anticoncezionali, sfornarono dopo
nove mesi e sei giorni Jacopone, detto Jacopo. Prima di quel
Nobel a sorpresa - mille giorni fa - la premiata ditta Fo & Rame
aveva, comunque, già conquistato il cuore di mezzo mondo. L'altra
metà, però, cuore e mente, li aveva usati per odiarli. Talvolta
per cercare di rovinare loro la vita. Ce l'hanno messa tutta, quei
nemici - basta frugare un po' nei faldoni dove son conservate le
minacce "al porco e alla sua troia" - ma non ci sono riusciti.
Oddio, giorni davvero terribili ci sono stati: dei documenti -
come il biglietto con su scritto "Jacopo, ve lo ridiamo a pezzi" -
ce li ha ancora la questura dai tempi dello stupro fascista alla
Rame. Ma, poi, il buon carattere... E il lieto fine, con quel
premione...
Qui dentro, in questi 200 metri interamente scaffalati, c'è tutto
di loro. Non solo quel milione di documenti già digitalizzati in
viaggio per Internet, ma anche altri due milioni di robe ben
ordinate che andranno a riempire altri 80 gigabytes, appena ci
sarà il tempo di trasferirli su disco. Ed eccole qui, appena
appena ingiallite, le lettere e le circolari dell'italia Dc:
mitiche, censorie, messe lì ad aprire la sezione "Democrazia
Cristiana", in modo che i ragazzini svelti di mouse possano
rendersi conto di cos'era dovvero quella Democrazia Cristiana che
qualcuno rimpiange. Racconta Dario: "No alla Tivù, no ai teatri,
no ai finanziamenti: che anni! E noi sempre attenti a non prender
soldi di taglio grande ai botteghini, per paura che ci
incastrassero con banconote segnate di qualche sequestro... Ma la
Dc non c'è più e noi siamo ancora qui!. Racconta Franca: "Per
anni, dai '70 in poi, sono stata seguita dai carabinieri. Il che,
poi, aveva anche i suoi vantaggi: le due volte che ho bucato, la
ruota me l'hanno cambiata loro. Gentili, no?". Il settore immagini
è il luna park dell'archivio: già in rete da domani, scatto per
scatto, un pò della Rame, dai suoi film allegri con Bragaglia,
alle passerelle di Billi & Riva, alle foto di scena delle sue
commedie. Per gli anni duri, quelli sangue e piombo, e delle
torture ai carcerati strillate forte a tutti con il suo Soccorso
Rosso, ci vorrà un pò più di tempo: bisogna risolvere il problema
dei nomi. E, già pronte da scannerizzare, non ci sono solo quelle
foto che faranno un pò da grimaldello dei ricordi alla mezza
Italia che si scapicollava in periferia per vederli, ma anche
ventimila tra disegni, schizzi, quadri, manifesti, scenografie...
Fo ne ha fatte di tutti i colori, da quando abbandonò Brera S e
Architettura, le altre due sue passioni. E anche adesso - che
ancora sta superando il guaio che gli aveva rubato l'85 per cento
della vista - disegnare, progettare, impapocchiare vecchie
immagini che reinventa, ritagli, ricrea, rimonta - fino a farle
espolodere tutte nuove, in tinte forti - fa parte delle sue
allegrie. Cliccando, per arrampicarsi sul loro albero genealogico,
ci si accorge che al Nobel, i Fo si sono preparati da generazioni:
si arriva si, alla Compagnia Rame, ma anche al nonno materno di
Dairo, il "Bristin", la Scintilla, che vendeva verdura e racconti
con il suo carro nella zona del Lago Maggiore. Altri rami - ma
tutti elettronici, i "links" - portanto alle tribù che ai Fo sono
vicine, i "Linkamici" appunto. Innanzi tutto ad "Alcatraz.it", la
strampalata università delle cento libertà che Jacopo ha creato in
Umbria, giusto 20 anni fa, per fumettari, alternativi & C., ma
anche all'altro modo, quello grande dei Rompiscatole per bene che
hanno da ridire sempre, e su tutto: non vogliono accettare che la
foresta amazzonica diventi ormai cenere e poi deserto; e fanno le
pulci all'Europa quando fa l'americana; e raccontano i disastri
dell'embargo in Irak o dello smog nei polmoni dei bambini.
Rompiscatole, insomma.

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