Gli Optional
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TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
22/12/2000
PAGINA:
53
SEZIONE:
CULTURA
TITOLO:
Il presepe fatto a pezzi
SOMMARIO:
Da dove vengono i personaggi i miti e i simbol. Anatomia della più
celebre Sacra Rappresentazione e dei suoi antichi misteri. Ne
parliamo con lo storico delle religioni Sergio Ribichini. Dal segno
astrologico di Gesù al grande ruolo di Giuseppe alle mille dèe
che la Madonna nasconde. Franco Cardini ha appena pubblicato un
libroinchiesta sulle strane storie dei Re Magi
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Roma
Seguire la Cometa, anche se da principio - nelle fonti - era
solo una stella appena appena più luminosa di altre? O partire
subito con la Grotta, già sacra da millenni per tutte le genti del
Mediterraneo? O con i pastori adoranti, oggi così bucolici con le
loro pelli d' agnello pettinato, ma che, invece - al tempo del
Bambin Gesù - erano gran brutta gente, vere e proprie masnade di
predoni? O, piuttosto, giocarsi subito il protagonista: il
Bambinello, che nasce da una mamma vergine, proprio quel ch' era
già successo 2350 anni prima a Sargon, re di Akkad, imperatore dei
quattro lati del mondo?
Meglio partire dagli ultimi che arrivano,
a dar un tono a tutto l' insieme: i Re Magi, quei tre
personaggioni sempre agghindati all' orientale, con tanto di
cammelli, turbante e piume di struzzo. Anche perché l' esotico
trio è protagonista non solo di una rutilante monografia Jaca Book
firmata da Madeleine Felix, ma anche di un bel libro-inchiesta di
Franco Cardini. I Re Magi si chiama (Marsilio, pagg. 160, lire 29
mila). E' il dietro le quinte della storia (e della simbologia)
che i tre personaggi - che, nel vangelo di Matteo, re ancora non
sono - ormai celano. Cammina cammina cammina, fidandosi delle
stelle, i Magi arrivano lì dove Franco Cardini comincia a
indagarne la genealogia, a togliergli innanzitutto la corona di
re.
E sì, siccome il greco Magoi, di solito traduce l' ebraico
ashaf, ovvero l' attività mantico-astrologica dei Caldei, si è
proposto che all' inizio fossero astrologi babilonesi... Ma anche
- nelle primissime interpretazioni - sacerdoti del mazdeismo, o
indovini d' Arabia, o astrologi siriani, o... Dando i numeri,
pure, sulla loro formazione: erano 12 per la tradizione siriana;
3, o 10, o 12 per il Vangelo arabo; quattro nelle pitture delle
catacombe; poi di nuovo tre, sia con Origene che con Agostino, il
quale ne fa un segno della Trinità. E, visto che ormai erano tre -
proprio come Sem, Cam e Japhet, i figli di Noè, padri delle razze
- a uno di loro, fecero la faccia nera.
Che, però, alla culla di
Cristo a far gli spettatori d' eccezione, fossero proprio degli
indovini, a un certo punto dovette dar fastidio... Cardini: "Tutta
una linea patristica cominciò a presentarli come dediti alle arti
divinatorie convenuti, sì, a Betlemme, ma per constatare la
vittoria del Fanciullo Divino contro le forze del male. Ed è forse
proprio per questo carattere sospetto della scienza dei Magi, che
Tertulliano comincia a scrivere che in Oriente essi erano
considerati quasi dei re...".
Cardini, nel libro, si mette a
seguirli, passo passo: nel VI secolo quando ormai - grazie a
Cesario di Arles - sono definitivamente dei Re; poi dal Medioevo
delle mille leggende in poi, tirandosi dietro il lettore in un
itinerario pazzo, documentatissimo, con i Magi fatti a pezzi che -
ormai reliquie - viaggiano, smembrati, di chiesa in chiesa, per l'
Europa, a far miracoli tra fede che s' infiamma, e svapora, e si
riaccende.
La Fenomenologia del Presepe - con il mezzo mondo
cristiano che ha appena schierato tutte le sue statuine - può
essere indagata, però, a tutto campo: è bene lasciare i
Melchiorre, Gaspare e Baldassarre alla loro sacrosanta carriera,
per allargare il fuoco agli altri protagonisti della Sacra
Rappresentazione, ma con un altro esperto, Sergio Ribichini.

Cinquant' anni, allievo di Sabatino Moscati, primo ricercatore
all' Istituto di Studi Fenicio-Punici del Cnr, Ribichini è storico
delle religioni e gran conoscitore di miti mediterranei. Li ha
analizzati uno per uno per la rivista Archeo e ora tutti insieme
stanno per diventare libro. Entrare con lui nel Presepe è una
diretta dal passato: come gli uomini dell' Anno Zero, questo
studioso ne decifra gli antichi messaggi dimenticati.
Con chi
continuiamo, professore? Con la Madonna?
"Prima, però, ci sarebbe
da spiegare il perché quegli antichi magoi - e i Caldei più di
chiunque altro - stessero tanto con gli occhi al cielo..."
E
perché?
"Il cielo era la superficie dove gli dèi avevano scritto
- e continuavano a scrivere - le loro volontà. Dal livello
superiore della sfera celeste, dove abitavano, le divinità
mesopotamiche graffiavano i loro messaggi nel cielo sottostante.
Le stelle che noi, quindi, vediamo da sotto, non sono altro che le
loro luminosissime parole. Ogni variazione andava scrutata con
cura: il rischio era di perdersi comandi e consigli di Dio".

Zoomiano sulla cometa di Natale?
"La coda, quella stella, l' ha
avuta tardi, molto tardi. Matteo parla solo di aster, astro:
quindi non specifica. E solo con Origene - nel suo dialogo Contro
Celso, all' inizio del III secolo - che smette di essere una
stella qualunque, e si comincia a dire che doveva essere almeno
una meteora... Bastò questo a scatenare mille ipotesi che ancora
vanno avanti: si indagarono arrivi e partenze della Halley, (che,
però, passò sul cielo di Palestina, il 12 a. C); si collegò il
fenomeno alla congiunzione tra Saturno, Giove e Marte (ma poi si
capì che avvenne nel 7 prima di Cristo...). Fu, però, il Giotto
degli Scrovegni, a renderla poi cometa per sempre, dandole - in
quella sua composizione - tutta l' importanza segnaletica che
ancor oggi ha nel presepio. In realtà, quella, doveva essere la
stella personale di Gesù: una concessione del Cristianesimo degli
inizi all' astrologia allora imperante, a quegli oroscopi
personalizzati che, dalla Mesopotamia, avevano conquistato, man
mano, il mondo ".
Un Gesù, del Capricorno, quindi ?
"Non c' è
motivo di fare dello spirito: proprio in quegli stessi anni,
Augusto - e lo racconta Svetonio - dopo aver consultato l'
astrologo Teogene, ebbe un tale entusiasmo per le stelle che coniò
monete con il Capricorno, il suo segno zodiacale. Comunque, anche
il fatto che Cristo fosse venuto alla luce il 25 dicembre - lo
stesso giorno della festa di Mitra, il dio che, allora, più gli
somigliava - lo si è stabilito assai tardi, nel 354, dopo che
Clemente Alessandrino, verso il 200, aveva elencato tre date
possibili: 20 Maggio; 6 e 10 Gennaio. E dopo San Cipriano, che
aveva proposto il 28 Marzo; e Sant' Ippolito con il suo 2 Aprile.
Fu Sant' Agostino a puntare tutto sul 25 dicembre, giorno già
santificato al Sole Invitto dall' imperatore Aureliano, nel 274. E
la festa per il Natale - almeno secondo San Gregorio Nazianzeno -
fu introdotta a Costantinopoli solo nel 380. Qualche rischio di
sovrapposizione, però, doveva pur essere rimasto se - ormai già
nel V secolo - San Leone Magno avverte i fedeli di non confondere
la nascita del Figlio di Dio con quella del Sole che, proprio in
quegli stessi giorni, inizia a risorgere grazie al solstizio d'
inverno".
La Madonna?
"Philippe Borgeaud ha pubblicato in
Francia un libro davvero superbo. La madre degli dei si chiama.
Sottotitolo: Da Cibele alla Vergine Maria. E' una gran carrellata
sui trionfi, prima, sulle sconfitte e umiliazioni, poi, della
divinità femminile".
E la Madonna?
"La Madonna ingloba, sì,
Astarte, Cibele, la Magna Mater. Allatta il suo piccolo, proprio
come fa la Iside delle raffigurazioni più sacre. Nello stesso
tempo, però, rappresenta anche la sconfitta del femminile, la
scomparsa di quella Dea Madre potentissima che, con aspetti
diversi, aveva accompagnato il Mediterraneo per millenni. Lei non
parla, non decide, viene "coperta dall' ombra di Dio". E deve
accettare quel terribile, grandioso miracolo che le piomba
addosso. Eppure, sarà proprio grazie alla sua presenza - al
fascino che eserciterà sulle donne - che il Cristianesimo riuscirà
a trionfare sul Mitraismo, culto per soli uomini. Non ci si fa
quasi caso, ma nei Vangeli tutte le decisioni importanti - fuggire
in Egitto, tornare in Israele... - le prende sempre e solo
Giuseppe, e solo dopo aver sognato qualche direttiva di Dio".
E
questo perché?
"Di certo la figura di Giuseppe dimostra che è
lui, solo lui - con quei quattro sogni sacri, che ricordano così
da vicino i riti dell' incubazione nei templi di Asclepio - e mai
sua moglie, il canale privilegiato scelto da Signore per dare
consigli o ordini. Non solo: all' interno del Presepe, Giuseppe
serve anche ad assicurare una genealogia di tutto rispetto a
Gesù".
In che senso?
"Giuseppe viene fatto discendere da Davide,
quindi - bene o male - ha sangue reale nelle vene... E così quel
suo figlio prodigioso diventa non solo Figlio di Dio ma anche
discendenza di re. Ovvero: esattamente quel Messia delle profezie
che gli Ebrei stanno ancora aspettando".
Chi ci manca? Il bue e
l' asinello?
"Non vi vedrei grandi messaggi nascosti. E'
piuttosto la grotta a essere interessante: dall' Ipogeo di Malta
(con i suoi 7000 scheletri del 3000 a.C.) alla Grotta di
Piedigrotta (dove le donne - ancora solo qualche secolo fa - si
dovevano recare di notte, da sole, per risolvere così,
miracolosamente, ogni problema di sterilità), c' è tutto un
campionario di pertugi e spelonche che mettevano direttamente in
contatto con le viscere della Madre Terra o di chi ne faceva le
veci. C' era una spaccatura nel terreno a Delfi, a Creta per Zeus,
nei santuari di Frigia... Per non parlare dei Mitrei: all' inizio
sempre e solo sotterranei, per quel dio nato in una grotta da una
pietra. Proprio come succederà alla Chiesa di Pietro, che farà da
"pietra" all' intero impianto religioso cristiano...".
Ma non
staremo vedendoci troppa roba dietro a quelle statuine?
"Certo
che no: la simbologia nei tempi antichi era il medium più
efficace. Basti pensare che agli inizi del II secolo l' imperatore
Adriano fa costruire proprio sul Calvario - evidentemente, ormai,
già sacro - un tempio, e di Venere per di più. E a Betlemme un
boschetto per Adone, l' amante della dea. Il Cristianesimo un paio
di secoli dopo, comincerà a fare esattamente le stesse cose con i
templi pagani: ristrutturazioni, appropriazioni, distruzioni... La
maggior parte delle chiese dell' America Latina sorgono ancor
oggi, sopra o poco distanti, dai templi inca o maya. E persino il
pino già santo nell' antica Frigia...".
Siamo uscendo dal
Presepe, professore.
"Ma siamo sempre all' interno del Natale...
Il pino sacro era sacro ad Attis, il pastorello frigio che si
evirò per scelta proprio sotto un albero del genere. E un pino
veniva portato in processione anche a Roma il 22 marzo, festa di
Attis. Con Heider appena ripartito, le sembra davvero un fuori
tema?".

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