Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
04/11/2000
PAGINA:
12
SEZIONE:
CRONACA
OCCHIELLO:
I favolosi affreschi sepolti sotto l' autostrada
TITOLO:
Grand Hotel Pompei ecco le foto del tesoro
SOMMARIO:
Dai lavori della terza corsia Napoli-Salerno era spuntata una
lussuosa foresteria di duemila anni. Patto di un anno fra
archeologi e ingegneri per staccare i dipinti e salvarli dal
cemento. Le immagini sulle "Scienze"
AUTORE:
dal nostro inviato SERGIO FRAU
TESTO:
MURECINE - La notizia, senza dubbio, c' è: basta guardare
quant' è
bella Calliope, Musa della poesia epica, colori vivi e penna
in
bocca, come a cercare quella parola giusta che ancora le sfugge;
o
Erato, lira in mano, che tra le Muse si doveva occupare di far
venire bene le liriche d' amore. O Urania: un po' scorticatella,
certo, ma comunque fascinosa, la Musa dell' astronomia è
la più
mal messa tra tutti questi affreschi appena saltati fuori a
600
metri in linea di aria da Pompei, a Murecine. Le Muse - lì
sotto,
proprio dove sta per arrivare il nuovo asfalto della terza corsia
per la Napoli-Salerno - c' erano tutte. Imprigionate lì,
a tinte
forti, insieme con i Dioscuri, sulle pareti che facevano bello
un
antico albergone frequentatissimo alle falde del Vesuvio. Mille
metri quadri di comfort d' epoca, con tanto di giardinetti di
mirto e delizie, in uno dei posti più piacevoli del mondo
antico... Quella maledetta eruzione del 79 d.C, poi, però,
seppellì tutto, conservandolo fino a noi. Ora questo
nuovo
recupero. E sì, la notizia c' è. Ed è anche
bella visto tutto il
resto di quel materiale estratto e salvato, e i racconti che
si
porta dietro. E' piuttosto per l' analisi della notizia che
si
rischia la schizofrenia: il bicchiere, stavolta, è mezzo
vuoto o
mezzo pieno? Certo, ci sono menadi, e fauni, e decori, e marmo
buono. Gran bella roba, insomma: colorata, allegra, persino
più
raffinata del solito per essere, sì, pittura pompeiana,
ma del IV
tipo, quello più recente cioè, quello che di solito
fa storcere un
po' il naso agli esperti della zona, fin troppo abituati a
trovarne un po' ovunque, in Campania. Fu l' ultimo stile pittorico
usato qui, prima del disastro: proprio affreschi del genere,
infatti, facevano stupefacenti le case dei ricchi pompeiani.
Fu
davvero l' ultima moda di Pompei, purtroppo per loro. Dentro
la
grande costruzione ritrovata - molto, molto probabilmente una
foresteria riservata a uomini di affari - la vita, doveva essere
ancora più bella e dolce che altrove. Manager soprattutto,
la sua
clientela. Ma manager di 2000 anni fa, ben collegati non solo
con
il porto di Pozzuoli ma anche con il nodo viario che - poco
distante da qui - smistava la roba appena arrivata dal mare
verso
il Nord (e Roma) o verso il Sud (e Brindisi) con l' Appia, la
stradona dei mille traffici. Quelli delle Autostrade - che in
fatto di comunicazione ne sanno una più del diavolo -
l' hanno già
ribattezzato: "Grand Hotel Murecine" e in zona, ormai,
tutti lo
chiamano così. Quarantun anni fa, però, nella
primavera del 1959
(quando il terreno qui fu sbancato per la prima volta) questa
costruzione - tutta affrescata, con tanto di terme appena iniziate
e mai finite - saltò fuori d' improvviso, a soli 600
metri dalla
Porta Stabiana di Pompei, a rompere le scatole e ritardare i
lavori alla neonata Autostrada del Sole. Allora - per tutti
tranne
che gli archeologi - era soltanto la "Grana Murecine".
La
risolsero come si usava a quei tempi, come facevano sempre:
staccarono gli affreschi ritrovati in fretta e furia - ché
il
Progresso, si sa, non può mai aspettare - copiarono la
mappa dell'
abitato, la sala del triclinio, la studiarono, presero via tutto
quel che si poteva, senza perdere troppo tempo, e via con una
bella, nuova sepoltura dell' antico abitato, a futura memoria.
La
Foresteria degli antichi manager rimase agli atti della
Soprintendenza, così come la cosa più importante
che saltò fuori
di lì: quelle 125 tavolette cerate (ora esposte all'
Archeologico
di Napoli) che alcuni mercanti ospiti lì dell' albergo,
i
Sulpicii, avevano usato per annotarsi entrate e uscite dei loro
business. Quando poi, nel 1999, l' Autostrada decise di giocare
al
raddoppio - proprio su quello stesso tratto Napoli-Salerno,
uno
dei più funestati da traffico, morti e incidenti, ormai
- aveva
già in memoria la Grana Murecine. E anche Piero Guzzo,
Soprintendente di Pompei, sapeva bene che aumentando le corsie,
e
ampliandole sempre lì - sull' antica costruzione - si
sarebbe
andati a finire. Così - e qui, per ora, il bicchiere
è, ancora,
mezzo pieno - d' amore e d' accordo Società Autostrade
e
Soprintendenza strinsero un patto, quasi un compromesso storico
dovuto a convergenze parallele: mentre i tecnici scavavano,
gli
archeologi salvavano il salvabile. Dice Guzzo: " Vista
la
situazione abbiamo scelto la soluzione migliore... Inutile
ripetere ora quel che tutti noi archeologi sognamo da anni:
una
mappatura preventiva del terreno che permetta a chi deve lavorare
con ruspe e fretta, di farlo, ma in zone dove si sappia già
che
non c' è nulla da distruggere ". Che fine farà
il tesoro colorato,
staccato via dal "Grand Hotel Murecine", ancora non
si sa. La
Società Austrade vorrebbe farne un suo gioiello da esibire:
piazzarlo in zona a interrompere la monotonia del viaggio, per
far
più bella un' area che sennò sarebbe solo di servizio.
La
Soprintendenza preferirebbe trovargli un posto un po' più
adatto a
Pompei. Si vedrà. Per ora - e ancora per qualche mese
almeno - gli
affreschi sono sotto restauro in laboratori di supertecnici
scelti
da Guzzo & C., ma pagati dalle Autostrade che, stavolta,
hanno
deciso di far davvero da mecenate. Si tratta di fissare tutti
quei
colori che l' umidità ha bloccato ma che ora, portati
all'
asciutto, sarebbero potuti svanire neanche fosse un film di
Fellini. Una falda di acqua ferrosa, infatti si è insinuata
nelle
fondamenta, conquistando quattro quinti dell' antica foresteria.
Le mura di cotto e argilla, poi, hanno fatto da pompe assorbenti
risucchiando l' acqua sempre più su nelle pareti chiuse
dalla
terra. Ora la resurrezione. Fine, però, del bicchiere
mezzo
pieno... E' davvero mezza vuota, però, l' altra metà:
in Italia,
ormai, sono pochissimi gli scavi che gli archeologi riescono
a
fare non motivati dalle emergenze di qualche cantiere spalancato.
E così a Murecine è stato portato via tutto. Con
mille attenzioni,
certo, è tutto al sicuro, ormai; tutto sarà -
prima o poi - in
mostra, in libro, in cd rom... Con il virtuale l' albergo torna
vivo, dicono. Mentre la sua "maquette è esposta,
dagli anni ' 60,
all' Antiquarium di Pompei; quello vero, l' albergo reale, è
tornato sottoterra. Sepolto per la terza volta: scorticato vivo,
stavolta per sempre. Per l' inaugurazione della terza corsia
il
conto alla rovescia è già iniziato.
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