Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
23/07/2000
PAGINA:
41
SEZIONE:
CULTURA
TITOLO:
L' antico splendore dei Campi Flegrei
SOMMARIO:
UNA MOSTRA A POZZUOLI. Più di cinquecento i pezzi esposti:
quasi
un museo saltato fuori dalla terra negli ultimi dieci anni.
Ori,
colonne, capitelli e tante statue in marmo. La sorprendente
rassegna di tesori archeologici finora del tutto sconosciuti
fa
sognare per questa zona un futuro protetto, degno del suo
fascinoso passato
AUTORE:
di SERGIO FRAU
TESTO:
Pozzuoli C' era uno stadio romano conservato a meraviglia. Gli
hanno sdraiato sopra la nuova Domiziana. C' era un anfiteatro
bello quanto l' altro ancora intatto. Gli hanno mandato addosso
le
rotaie della ferrovia. C' era un rione bello di gente di mare,
il
Rione Terra, il più antico. L' hanno deportato all' interno,
lontano da tutto, in casermoncini che fabbricano infelicità.
E c'
era... E sì, in questa zona - per gran parte del ' 900
- ce l'
hanno messa tutta - con entusiasmo, furore e passione - per
farla
brutta. Non ci sono riusciti, però. Così, questa
bella mostra che
inaugura domani al laghetto del Fusaro - Nova antiqua Phlegraea
ovvero "Nuovi tesori archeologici dai Campi Flegrei"
- sembra
anche un segnale di scampato pericolo. Come il via di una bonifica
- anche paesaggistica - che potrebbe restituire dignità
ai posti
e, all' Italia, questi dieci chilometri di meraviglia tra Baia
e
capo Miseno ai quali aveva da tempo rinunciato. Sono più
di 500 i
pezzi esposti: un museo bell' e pronto saltato fuori dalla terra
sotto Pozzuoli negli ultimi dieci anni. Ori, decori, testine,
colonne e capitelli tutti riccioli, e una serie di statuone
in
marmo - copie romane di bronzi greci firmati Fidia, o Cresila
(vedi box) - talmente belle, panneggiate come sono con la pietra
che sembra svolazzare, che quando il direttore del Pergamon
Museum, Dieter Heilmeyer, le ha viste nei magazzini ha perso
la
testa e ha cominciato a darsi da fare per rimetterle in mostra
come si deve anche nell' esposizione Der Klassic che lui allestirà
l' anno prossimo a Berlino. E' tutta roba inedita: una gran
bella
sorpresa - in parte destinata a finire nei manuali di storia
dell'
arte - che costringerà molti studiosi di scultura antica
a mettere
il laghetto di Bacoli e la sua casina vanvitelliana nel loro
carnet di appuntamenti estivi. Già l' anno prossimo tutto
sarà
esposto in un museo che si sta restaurando nel cuore di quel
Rione
Terra, che da sempre - prima ancora che Scipione lo fortificasse
a
dovere per resistere ad Annibale - è il cuore antico
di Pozzuoli.
Un piccolo grande miracolo, insomma; quasi l' uomo che morde
il
cane come notizia, visto che arriva dalla Campania detentrice,
con
la Calabria, della palma d' oro degli abusivismi. La Sibilla
con
il suo antro, Virgilio e la sua poesia, il fuoco sottoterra
e
tutte le sue mirabilia tipo Solfatara e Lago d' Averno, gran
porta
per l' aldilà, San Paolo che appena sbarcato qui saetta
maledizioni e in quattro e quattrotto Pozzuoli s' inabissa...
Non
furono mica solo questi i prodigi capitati qui in zona. Ci fu
anche, poco più di 2000 anni fa, un vero e proprio miracolo
economico. Prima, con Augusto, questa costiera divenne di gran
moda. Poi, nel 95 d.C., pensarono bene di sistemare la Domiziana
da congiungere all' Appia ché così - saltando
Capua e tutta la
zona delle paludi - Roma- Pozzuoli erano diventati due giorni
comodi di carro. Partendo da Ostia, con il vento giusto, una
giornata di nave... Fu proprio in quei due secoli che la Roma-bene
di allora cominciò a trovare molti buoni motivi per farsi
una
villa qui: il mare era bello, l' aria buona, bella anche la
gente
che s' incontrava nel Foro... Poi gli scorci su queste onde
turchese che incastonano nel panorama Procida e Vivara. E -
poco
più in là - Ischia e Capri, ma come piazzate lì
apposta per
rompere l' orizzonte, a stupire con i loro effetti speciali.
Piacque a tanti, questo tratto di costa, una decina di chilometri
in tutto. Cicerone se ne entusiasmò a tal punto che si
fece tre
case qui. Ma anche Pompeo, Silla, Mario, Giulio Cesare, Lucullo,
Agrippina si fecero la dimora delle vacanze qui in zona. E arrivò
pure Nerone con le sue smanie di architettura megalomane...
Un
vero e proprio boom residenziale, tutto seconde case d' antan,
insomma. E per di più in anni - tra il II secolo avanti
Cristo e
il 300 dopo - in cui chi aveva soldi ne dirottava quote importanti
all' arte, agli arredi, a far dolce la vita: gallerie di statue;
azzardi con gli stucchi; pavimenti in coccio pesto ma spesso
punteggiati di pietruzze allegre; mosaici, sterminati tappeti
di
mosaico che s' innestavano sotto pareti dipinte alla moda di
Pompei. (In mostra ce n' è uno colossale: sette metri
per quattro
di tessere bianche e nere con due coppie di lottatori che sono
uno
spettacolo). E ceramiche d' Africa o di Spagna per mangiare,
e
mobili intarsiati in avorio e bronzo per dormire. (Tutto esposto).
Sulla mensa, poi, delikatessen di tutto il Mediterraneo.
Figurarsi: con il porto lì sotto - per secoli il più
importante
dell' impero romano - che ci voleva a mettere in tavola le
specialità d' Egitto, o l' olio di Grecia, o i vini forti
di
Creta... E le terme con l' acqua che è calda e frizzantina
di suo;
e gli anfiteatri dei mille giochi; e lo stadio da ventimila
posti;
e i templi per tutti gli dei in modo che ogni marinaio straniero
sbarcasse qui avesse sempre il suo santo, il suo Apollo o la
sua
Iside, da pregare. E la notte, poi... Il Satyricon delle orge
e
delle acrobazie sessuali più impegnative in gran parte
proprio qui
è ambientato. Di fatto un paganissimo paradiso a mare
che il
ventre di Pozzuoli continua a restituire, pezzo dopo pezzo,
ogni
volta che si scava anche solo un po' ! Allora l' inferno di
tutti
questi cartelloni pubblicitari che sfigurano la costa ancora
non
c' era. Né avevano cominciato a tirar su, con incoscienza
urbanistica, le costruzioni sceme che oggi snaturano, e
sbeffeggiano, e svalutano la zona. "Roba recentissima questa",
racconta Costanza Gialanella, domina per conto della
Soprintendenza di Napoli di Pozzuoli, che ha tirato fuori gran
parte della roba in mostra. E spiega: "A noi ci ha rovinato
il
terremoto dell' 80 prima, il bradisimo dell' 84 poi: e sì
che di
loro, quelle baraonde geologiche, di danni ne avrebbero fatti
pochi assai... Il problema è arrivato, invece, con la
ricostruzione, con tutte le impresine edili nate sulla scia
dei
finanziamenti straordinari. Esplose allora questo parossismo
costruttivo che ha reso irriconoscibili interi tratti del
paesaggio, belli ancora fino a 20 anni fa. Anche per questo
la
mostra adesso, il museo poi, sono importantissimi qui: si tratta
di far capire che la vocazione dei Campi Flegrei - la più
conveniente per tutti - è quella di tornare a essere
uno dei posti
più belli del mondo. Di solito ci s' imbarca qui solo
per il mordi
e fuggi di Capri o Ischia. Ma Pozzuoli, la Baia sommersa, i
loro
musei, il Lago di Averno, l' Anfiteatro meglio conservato al
mondo...". E sì, sotto sotto, c' è orgoglio.
Anche perché il
doppio fondo archeologico di questa zona in gran parte l' ha
scassinato lei: ogni volta che c' è stato uno scavo di
emergenza
da fare per controllare se i lavori per una nuova condotta d'
acqua, per uno svincolo stradale, per i cavi o per un parcheggio
potevano rivelare qualcosa, la Gialanella si è sempre
appostata
lì, frugando e perlustrando - "rompendo le scatole"
come dice lei
-per essere proprio sicura che nulla di importante venisse
distrutto. Tanto ha fatto che i siti archeologici di Pozzuoli
che
venti anni fa erano 90, oggi sono diventati 600 e molti -
soprattutto al Rione Terra - nascondevano gran bella roba. Così
ora, a visitare con lei, in anteprima, questa sua mostra di
tesori
ritrovati - che andrà avanti fino al 31 ottobre - ti
aspetti
sempre un ecco i miei gioielli che non arriva mai, ma che sottende
giustamente tutto il percorso. Il mosaico dei lottatori? "Stavano
sostituendo un cavo dell' Enel...". L' altorilievo con
il barbaro
che apre la mostra? "Lavoravano a restaurare l' educandato
costruito 50 anni fa proprio sopra il Foro...". Il sarcofago
di
Dioniso che dentro aveva una fanciulla interamente coperta d'
oro?
"Sono arrivata subito prima che iniziassero a tirare su
una decina
di villette in coperativa...". E, poi - fuori mostra- lungo
la
strada per Napoli il sepolcreto con tombe ricche, e stucchi,
e
pitture, e un basolato ancora perfetto tutto simil Appia Antica
saltato fuori durante le ricognizioni per sistemare proprio
lì i
pilastri di un gigantesco ponte. Mesi di baruffe, e il ponte
adesso c' è: ma alla fine l' hanno fatto in ferro, agganciato
dove
non fa danni, che così anche la necropoli - tra poco
aperta al
pubblico - si è salvata. Un compromesso davvero storico,
quel
ponte in ferro, che dimostra bene quanto ormai - volendo - antico
e moderno possano convivere senza ammazzarsi a vicenda. Stefano
De Caro, il soprintendente di Napoli da cui dipende anche questa
zona ne è convinto: "Non si può fare una
politica turistica"
scrive presentando la mostra "neppure disponendo del più
importante patrimonio archeologico se i luoghi sono avviliti
e
deturpati. Lo si tenga a mente ogni volta che qualche demagogo
ricomincerà a inveire contro l' eccesso di vincoli o
contro la
cattiveria delle Soprintendenze nel valutare i condoni edilizi
in
zone come queste. Cuma, Miseno, Baia, Pozzuoli potranno - tutte
insieme - diventare il parco archeologico più bello del
mondo ma
soltanto quando qui si potrà di nuovo capire la frase
scritta che
Madame de Stael dedicò ai nostri luoghi: "E' la
regione dell'
universo dove i vulcani, la storia e la poesia hanno lasciato
più
tracce".
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