Gli Optional
A.A.A.Altri articoli di produzione propria
TESTATA:
REPUBBLICA
DATA:
22/08/2000
PAGINA:
26
SEZIONE:
CRONACA
TITOLO:
Così Moloch divenne il dio mangiabambini
SOMMARIO:
Per secoli i Fenici sono stati raccontati solo dai loro nemici.
Una
propaganda che ha trasformato la civiltà di Baal &
c. in un
pantheon mostruoso. A cui molti storici di oggi non credono
più. Le
stele del Tophet. La testa di Baal "Dalla Bibbia fino ai
giorni
nostri, quanti veleni. Ma sono i vincitori che scrivono la storia".
Tra i resti dell' antica Cartagine le guide strappano ancora
brividi ai turisti con i loro racconti. In tutta la zona sono
state
trovate ossa e ceneri di lattanti che hanno alimentato la leggenda
dei sacrifici umani. Il professor Mohamed Fantar, uno dei massimi
esperti del periodo fenicio-punico, assicura: tutte calunnie
"I
neonati morti venivano portati qui dai genitori solo per chiedere
la grazia di averne presto un altro"
AUTORE:
dal nostro inviato SERGIO FRAU
TESTO:
CARTAGINE (Tunisi) - Professore, ma come mai voi, qui a Cartagine,
scannavate e bruciavate i vostri bambini? Risposta: "Bè,
che dire
allora dei comunisti? Loro, in Russia, li mangiavano anche...".
L'
abbiamo sbancata via - Cartagine, Regina di Mare - per seppellirne
anche il ricordo. Poi, al solito, cenere e sale per maledirla.
E
sopra quei suoi resti maciullati la nostra città nuova
di zecca,
una crosta di pietre bella di tutto: teatri, anfiteatri, stadi,
terme, i nuovi templi per i nostri nuovi dei... E statue maestose,
e mosaici a perdita d' occhio, e dolce vita da padroni...
Cartagine i Romani, l' hanno conquistata nel 146 avanti Cristo.
I
ricchi di Tunisi una quarantina di anni fa, più o meno.
Figurarsi
che oggi - giocando con quartier e Chartage - quelli che abitano
i
ghetti della capitale tunisina, invidiosi, la chiamano la
"Chartachic". Il suo Museo, dall' alto benedice tutto
questo ben
di dio immobiliare: vero miracolo della speculazione mediterranea
che s' irradia da qui e brilla forte fino a Sidi Bou Said, la
Positano di Tunisia. Tutt' intorno al Museo, digradando giù
fino
al bagnasciuga, ville e villone si ritmano ai parchi archeologici.
Molta roba antica - romana e punica - deve essere rimasta sotto
i
prati all' inglese di questi giardini allegri, vista mare. Buttano
fuori, sulla strada, tinte forti di bouganville amaranto, arancio,
rosa intenso. I gelsomini, meno vistosi, si fanno notare
spruzzando profumo dappertutto. I muri sono tutti bianchi e
il
mare - turchino quanto basta - fa sognare le mille rotte che
da
qui partivano: Mozia, Malta, Nora, Tharros, Malaga, Cadice,
Tartesso, l' Africa, forse l' Inghilterra... Roba da sovrapprezzo,
ogni metro quadrato. Si esce dal Museo. Si scende giù.
Si percorre
tutta Via dei Sufeti. S' imbocca a destra Via Plutarco. Si
costeggia l' antico porticciolo tondo, che - tutto box e hangar
e
argani com' era - riusciva a stivare 200 grandi navi almeno.
Si
gira, poi, per Via Annibale... E, arrivati al Tophet Salammbò
(fascinoso e macabro, con la sua selva di stele a ricordo di
neonati morti) sotto un sole che stacca la pelle, quella domanda
sul sacrificio dei neonati si fa inevitabile: hanno trovato
ossa e
ceneri di lattanti un po' in tutta questa zona. E' qui che le
guide turistiche riescono sempre a strappare brividini alle
comitive con il loro resoconto dei poppanti sgozzati in nome
di
dio, uno via l' altro, e poi gettati alle fiamme. Il professore
conosce fin troppo bene il dio di qui - Baàl Ammon, e
Tanit, sua
compagna ("viso di Baàl"), e anche l' affollata
assemblea di
divinità minori che circondava la sacra coppia - per
non riderci
su. Anche sul Moloch della disinformazione storica, infatti,
Mohamed H. Fantar è preparato assai: "La grigliata
di bambini? C'
è una premessa da fare: tutto quello che ci è
arrivato di scritto
sui Fenici è firmato da nemici dei Fenici. I Greci loro
concorrenti nel Mediterraneo; gli Ebrei loro rivali in Terra
di
Canaan (Libano, Siria, Palestina e attuale Israele, ndr); i
Romani
che per un secolo e mezzo almeno hanno vissuto con l' incubo
di
Cartagine. Cercare obiettività in quei testi è
pura utopia.
Bisogna scavarvi dentro, invece, al di sotto dello strato
avvelenato". Due millenni e mezzo almeno di cattiva fama.
La
caccia grossa tra quei veleni antifenici (sparsi nella Bibbia,
nell' Odissea, nelle pagine latine prima, medievali poi), mica
l'
ha spaventato. Ci ha messo 40 anni di studi, scavi, ricerche
e ora
però - che di anni ne ha 64 ed è considerato uno
dei numeri uno
del periodo fenicio-punico visto che ne sa pressocché
tutto - il
professor Fantar, docente di Storia delle Religioni, riesce
persino a scherzarne con smagato sarcasmo. "La Storia,
si sa, la
scrivono i vincitori. Noi siamo ancora tra gli sconfitti...".
E
sì, perché i suoi Fenici sono stati davvero un
gran popolo, ma
solo fino all' Ottocento. Al 1800 dopo Cristo, s' intende. Fin
quando, cioè, non saltarono fuori Micene, Tirinto, Troia...
La
Grecia marchiata Schliemann, insomma. Fu in quegli anni - con
la
Germania, entusiasta, in cerca per sé stessa di nobili
ascendenze
greche, doriche, ariane - che decollò quell' inguacchio
teorico
che, mixando razzismo, archeologia e antisemitismo all' ingrosso,
sconfisse davvero il mondo fenicio-punico. Si sbiancò
la Storia.
Persino i Faraoni, allora, divennero meno neri. Si misurarono
con
lena i crani, per stabilire anche così gerarchie tra
le razze. Se
ne deducevano primati di civiltà. E i Semiti - Ebrei
o Fenici che
fossero - finirono d' amblè nel secondo girone delle
culture,
visto che il primo ormai spettava scientificamente agli Ariani.
Del resto però, professore, le fonti antiche parlano
chiaro:
eravate subdoli, intriganti, imbroglioni, sciupafemmine,
lascivi... Bravi a navigare, certo. Per il resto, però...
"Le
rilegga oggi quelle fonti. Ora che le possiamo mixare con le
nuove
informazioni restituite dagli archivi di Ugarit, di Ebla. Dia
retta: il Mediterraneo comincia ora a raccontarsi davvero.
Prendiamo la Bibbia, ad esempio. Da quel libro - che un giorno
verrà considerato un portentoso strumento di pace - furono
estratte nel Medioevo prima, nell' Ottocento poi, le peggiori
accuse contro quei Cananei della costa libano-siriano-palestinese
che, una volta in mare, intorno al mille a.C. furono battezzati
Fenici dai Greci, Punici dai Romani. Scavandoci dentro è
possibile
estrarne reperti di grande interesse dal punto di vista storico
".
Tipo? "Uno per tutti: quel grand' uomo di Salomone, ad
esempio.
Simbolo ancora oggi di saggezza e pace. Uno che sapeva davvero
fare i fatti suoi e convivere con gli altri". Non ci staremo
allontanando troppo, professore? "Per capire una cosa bisogna
vederla crescere. Guardi che le civiltà sono come l'
acqua...".
Prego? "Hai l' idrogeno, l' ossigeno. S' incontrano, reagiscono
e,
d' improvviso, hai una terza cosa, diversissima: l' acqua!
Cartagine è l' acqua. Tiro, Canaan, l' Africa libico-berbera
i
suoi elementi primordiali: o li conosci, oppure questa magnifica
distesa di pietre romane che ci circonda, qui a Cartagine, rimarrà
per sempre muta. O al massimo ci parlerà solo in latino".
Salomone, dunque... "Il suo Tempio di Gerusalemme, Salomone,
lo fa
costruire alle maestranze di Tiro, metropoli fenicia d' Oriente.
Tratta direttamente con il loro re, Hiram, già amico
di suo padre
Davide. Patti chiari amicizia lunga: Salomone il suo Tempio
lo
vuole tale e quale quello che Tiro ha già. Si mettono
d' accordo
sul prezzo e il re Hiram spedisce a Gerusalemme uno squadrone
di
operai specializzati forniti di tutto, dal legname al bronzo
al
capocantiere..." E allora? "Proprio da lì parte
nell' 800 avanti
Cristo, Didone, mitica fondatrice di Cartagine. Sbarca qui
portandosi dietro i suoi dei, tutto un Pantheon antico, un'
assemblea di divinità, tra cui eccellono Baàl
e Tanit. Più o meno
lo stesso impianto soprannaturale che Abramo poteva pregare
da
ragazzo nella sua Ur. Ma tra Ebrei e Canaan il clima è
mutato dai
tempi di Salomone e Hiram: gli dei fenici sono stati ormai
maledetti per far spazio al nuovo dio unico di Israele. Ci
penseranno le trascrizione delle tradizioni orali ebraiche e
poi
l' Alessandria dei Tolomei, con la sua la traduzione in greco
della Bibbia, a diffondere ovunque quell' antico odio verso
il
mondo fenicio". Il professor Fantar, naviga con destrezza
tra miti
biblici e miti greci. Punto di partenza per lui fu proprio una
passionaccia infantile per il mondo di Omero & C. Per studiarlo
bene, però, si recò alla Scuola Biblica di Strasburgo
dove poi,
finì per lasciarsi sedurre dalla religione antagonista
al dio
degli Ebrei che incantò la Tunisia prima di Roma. Il
discorso del
professore prosegue, ora, all' interno del Museo. Gran bella
roba.
Anche qualcosa di stupefacente: quei due sarcofagi in pietra
che
benedicono con la mano alzata chi li guarda, sembrano roba
cristiana o bizantina, ma due secoli prima di Cristo, sei prima
di
Bisanzio. Poi un mare di splendida paccottiglia per cui le donne
di Sardegna, Spagna, Grecia, andavano in visibilio: avori
intarsiati, ciondoli d' oro leggeri, amuleti scacciaguai, specchi
decorati, vetri come bolle di sapone, azzurri, rosa, pallidi
d'
oro. è comunque, questo Museo, il fratello povero del
Bardo. E sì,
Roma ha vinto su Cartagine e continua a farlo: questo è
il Museo
degli sconfitti; l' altro, il Bardo, nel cuore di Tunisi, quello,
degli occupanti, trionfanti dei loro tesori facili facili, delle
maestranze a pochi soldi. Dice il professore, guardando giù
dalla
spianata del Museo, verso il mare: "Il vero capolavoro
che ci
resta di Cartagine, però, è questa sua posizione.
Per fondare Qart
hadasht, ovvero la Città nuova, Tiro si deve essere sbancata.
Fu
una decisione di Stato piazzarla proprio qui, a far da imbarcadero
e terminale ai traffici di Spagna e d' Africa. Guardi, guardi
giù:
un triangolone di 100 ettari circondato dal mare da ogni parte
tranne l' istmo che la attraccava al continente. Per proteggerla
bastava che chiudessero lì, con uno sbarramento di soli
quattro
chilometri e mezzo. Il suo porto, laggiù, aveva persino
un uscita
segreta: si smurava il recinto e le navi minacciate fuggivano
in
mare. Divenne una leggenda Cartagine". Professore, ma come
la
mettiamo con i Greci? Anche loro non hanno mai avuto una buona
parola per voi. "Non certo Erodoto: lui dimostra continuamente
un
grande rispetto nei confronti dei primati fenici. Alfabeto,
miti,
navigazione... Gratti la sua Grecia e spesso trovi i Fenici".
In
che senso? "Cadmo, fondatore di Tebe, è un fenicio.
Europa,
Agenore, Fenix li possiamo seguire prima in Fenicia, poi in
giro
per la Grecia a creare città. Se insegui le radici di
molte saghe
greche le trovi che vanno a ingarbugliarsi - spesso a coincidere
-
con quelle fenicie. Anche qui - idrogeno più ossigeno
- e,
sorpresa, nasce il Pantheon greco. Tanto è vero che poi,
quando
gli scrittori greci del quinto o quarto secolo avanti Cristo
si
trovano a dover parlare delle divinità di Cartagine o
di Tiro, non
si fanno scrupolo a ribattezzare e riconoscere nelle divinità
di
qui, i loro dei: Baal, il dio padre, viene tradotto con Cronos;
Eshmun con Asclepio (dio protettore della salute); Tanit, poi,
si
fa un po' Iside (ché tanto la dea egizia è famosa
ovunque), un po'
Afrodite, un po' Hera, moglie di Zeus". E Atena? Era davvero
nera
? "Nera nera non si sa. Certo è che in Grecia sbarca
nell' ottavo
secolo bell' e fatta: fenicia e già santa. Secondo Erodoto
e mille
preghiere che la definiscono sempre Tritonia, dal Lago Tritonio
dovrebbe nascere. E il Lago Tritonio è Tunisia: era all'
interno
del golfo di Gabès. Ed è sempre Erodoto ad ambientare
qui quei
tornei tutti femminili in onore di Atena. Dia retta: i Greci
che
sparlano dei Fenici sono roba recente. Roba da ultimo secolo
prima
di Cristo, come Diodoro il Siculo, ad esempio". E che fa?
"è lui
che si diverte a costruire quel Moloch mangiabambini che
incanterà, poi, il Flaubert grandguignolesco di Salammbò.
Lo fa,
in una Sicilia ancora spaventata da Cartagine. Oggi, però,
siamo
in grado di smontargli il mostro, pezzo per pezzo". Come?
"Indagando su quel che ha usato per costruirlo. Diodoro,
infatti,
racconta il sacrificio dei bambini e descrive per bene la statua
di quello che anche lui chiama Cronos, sempre traducendo "alla
greca" Baàl. Ma quello che ne nasce è un
mostro tutto suo, non
certo dei Cartaginesi: è un' invenzione realizzata montando
insieme spezzoni di Talos, il mitico guardiano di bronzo che
proteggeva Creta ai tempi di Minosse, e del terribile Toro di
Falaris di Agrigento. Null' altro". Ma di Moloch non ne
parla
anche la Bibbia? "Basta rileggersi il secondo libro dei
Re lì dove
è scritto: Egli profanò il Tophet, nella valle
di Ben Hinnom in
modo che nessuno facesse più passare attraverso il fuoco
suo
figlio o sua figlia in onore di Moloch. Non si parla mai di
sgozzamento dei bambini, si parla di incinerazione, pratica
condannata dalla nuova religione degli Ebrei. Ed è così
anche in
Geremia". Ma allora tutte quelle stele nel Tophet Salammbò?
"I
Tophet non sono mica necropoli. Sono aree sacre a cielo aperto.
Migliaia di iscrizioni parlano chiaro: in nessuna si fa cenno
a
sacrifici infantili. Io, ormai, sono convinto che - nel do ut
des
che si instaurava con il dio - quei genitori privati di figli
talmente piccoli da non poter essere considerati corpi da
necropoli come gli adulti ne restituivano le ceneri nei tophet,
chiedendo la grazia di averne presto un altro. Polibio e Tito
Livio sembrano darmi ragione: non ne parlano affatto e, certo,
avessero avuto prove serie contro Cartagine le avrebbero usate".
Che previsioni fa, professore: quanti secoli ci vorranno ancora
perché voi non siate più considerati i Belzebù
del mondo antico?
"Difficile dirlo, dipende dagli studi, dagli scavi, dalla
pulizia
mentale. Bisogna riprogrammare i cervelli, riuscire ad analizzare
gli antichi ma con la mentalità degli antichi. Giusto
lei, poi...
Ha appena scritto di Astarte come dea puttana, dei suoi Templi
come sacri bordelli". Calunnie? "No. Vero. Ma solo
se si considera
con gli occhi di oggi. Del tutto sbagliato, se invece, facendo
uno
sforzo, arriviamo a ragionare come gli antichi. Per loro il
peccato non era certo il sesso. Quello è un concetto
nuovo, nato
con i libri sacri, per cancellare quegli atti d' amore fisico
che
per millenni furono davvero magici. Sarà dura... Del
resto, per
rendersi conto di quanto sia ancora lunga la strada da fare,
basta
pensare che persino il nome Belzebù viene proprio da
Baàl Zebub -
il dio dei Filistei che proteggeva dalle mosche le carni dei
sacrifici - mentre Mlk, che significava un rito sacro, divenne
il
mostro Moloch". Un sogno grande, d' archeologo? "Trovare
una
biblioteca non incenerita: sono migliaia e migliaia i sigilli
di
papiri che ci sono saltati fuori dagli scavi. Le fonti ci
raccontano di sterminate collezioni di testi. Finora però
nulla.
Strano destino per una civiltà che ha regalato l' alfabeto
al
mondo".
DIDASCALIA:
A sinistra, il professor Mohamed H. Fantar durante uno scavo
a
Kerkuane. Lo studioso, docente di storia delle religioni, è
considerato uno dei massimi esperti mondiali del periodo
punico-fenicio A sinistra, il Tophet Salammbò di Cartagine,
l'
area sacra a Baal dove sono state rinvenute molte urne con ceneri
di neonati e feti A sinistra, la testa del dio punico Baàl
Ammon,
la divinità più importante di Cartagine A sinistra,
il recupero di
un antico sarcofago durante gli scavi a Cartagine. Sopra, una
maschera esposta al museo. A destra, un altro sarcofago
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